pólis
sf. greco (pl. póleis). Nell'antica Grecia, città-Stato, con un territorio più o meno esteso, godente sotto ogni aspetto di una propria sovranità. Libertà, autonomia e, nei limiti del possibile, autarchia sono i concetti che in età classica informano la vita della pólis, nella cui concezione si assommano, per il particolarismo politico dei Greci, i concetti di città e di Stato, e ne costituiscono i presupposti indispensabili; ne sono altresì anche i limiti che ne determinano la crisi quando, dinanzi al pericolo dell'asservimento allo straniero, le singole póleis. non sapranno superare la propria concezione municipalistica per fondersi in un organismo unitario a carattere supernazionale. Ogni pólis gode di una Costituzione che rispecchia le sue scelte istituzionali e riflette, secondo i casi, le tappe di conquista del potere da parte della classe democratica, o, al contrario, i cardini di difesa dei propri privilegi da parte della classe oligarchica; gode inoltre di proprie tradizioni religiose e di culti strettamente legati all'ambiente locale. Da un punto di vista urbanistico la pólis greca, che è cinta di mura, si presenta accentrata attorno all'acropoli, che ne costituisce l'agglomerato più antico, e attorno all'agorà, posta alle sue pendici, dove si trovano i principali edifici pubblici (il bouleutérion, il pritaneo, i templi); le abitazioni, originariamente disseminate secondo un reticolato irregolare, si allineano, in età classica ed ellenistica, secondo l'armonico tracciato urbanistico di Ippodamo di Mileto.