potènza (filosofia)
nella filosofia aristotelica capacità di produrre o di subire un mutamento. Fondamentale nella logica di Aristotele, e correlativo all'atto, il concetto di potenza, per la sua connessione alla possibilità o “poter essere”, occupa un posto importante nell'evolversi del concetto di Dio. La concezione greca dell'ente come atto puro, assolutamente privo di potenza, viene rovesciata dalla speculazione cristiana, che assegna a Dio l'attributo dell'onnipotenza, creando così l'immagine di una divinità non più distaccata dai fatti umani, ma a essi partecipante con la sua illimitata forza creatrice. Il concetto di potenza è stato usato da Nietzsche nei termini della volontà di potenza che s'incarna nel superuomo, al quale si contrappone il “gregge” dei dominati. Nella filosofia di Schelling le differenze quantitative e le forze immanenti da esse caratterizzate: sotto la forma di natura sono potenze la gravità, la luce, la vita organica; sotto la forma dello spirito, l'arte e la conoscenza dell'azione e, come causa prima del reale, l'essenza dell'identità assoluta, cioè l'universo stesso.