pomèrio
sm. [sec. XVI; dal latino pomoeríum]. Confine sacro della città di Roma; era una striscia di terreno che circondava la città senza interruzioni. Tecnicamente era lo spazio destinato alla costruzione delle mura e pertanto interdetto alla coltivazione nonché alla costruzione di edifici. Con l'ampliamento della cinta muraria arcaica di Servio Tullio, il pomerio rimase per lo più nei limiti originari: ciò in quanto costituiva di per sé, ossia a prescindere dalla cinta muraria, un riferimento cosmologico con effetti sulla religione e sul diritto dell'antica Roma: per esempio, certi culti dovevano aver luogo all'interno del pomerio e altri all'esterno (distinzione tra divinità “civiche” e “agresti”, romane e straniere, patrizie e plebee, ecc.), come certe azioni pubbliche (per esempio i comizi centuriati) erano proibite all'interno del pomerio, mentre altre (per esempio i comizi curiati) vi dovevano aver luogo. Entro il pomerio il console, il pretore e il governatore provinciale non potevano infliggere la condanna a morte, i littori portavano fasci di verghe senza scure, l'esercito non poteva sostare. L'imperium del principe non trovò invece, all'interno del pomerio, limite alcuno.