poliploidìa
sf. [da poliploide]. In genetica, condizione per cui i cromosomi presenti in una cellula sono in numero multiplo rispetto al normale numero aploide di cromosomi (per esempio molte cellule epatiche umane sono tetraploidi e quindi posseggono 92 cromosomi). In generale, negli animali la poliploidia è rara, fatta eccezione per alcuni tipi di cellule somatiche (fegato o cellule tumorali), mentre si presenta molto frequentemente nei vegetali. L'origine della poliploidia sta, in generale, nella duplicazione cromosomica senza che questa segua la divisione cellulare. È possibile distinguere gli individui poliploidi in autopoliploidi e allopoliploidi secondo che gli assetti cromosomici ripetuti siano identici o derivino da due specie diverse. Il grano, il tabacco, i crisantemi sono esempi di piante poliploidi. La poliploidia si può anche indurre con particolari tecniche: in Drosophila con shock da basse temperature, nel granoturco con esposizione delle spighe in crescita a sorgenti di calore. La tecnica più utilizzata è la somministrazione di colchicina, sostanza che non intacca la reduplicazione cromosomica ma agisce bloccando la formazione delle fibre del fuso, impedendo di conseguenza la migrazione dei cromosomi che rimangono sparsi nel citoplasma. Asportando la colchicina è possibile ottenere successivamente una normale divisione cellulare con la formazione di due cellule poliploidi rispetto alla cellula madre. La poliploidia ha effetti fisiologici svariati sugli individui portatori: a volte questi sono più vigorosi e forti, mentre altre volte hanno un contenuto di particolari sostanze piuttosto elevato (il granoturco tetraploide contiene il 40% in più di vitamina A rispetto al corrispondente diploide). Da un punto di vista evolutivo la poliploidia riveste un carattere duplice costituendo da un lato una potente via evolutiva per le specie (è forse l'unico sistema che si conosca in natura per la formazione veramente veloce di nuove specie) e dall'altro una forza conservativa piuttosto forte (una mutazione recessiva che appaia in un individuo poliploide difficilmente può sperare di portarsi allo scoperto dovendo superare una barriera genetica ben più forte) non permettendo alla variabilità ereditaria di esprimersi.