poliartrite
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Medicina
sf. [sec. XIX; poli-+artrite]. Infiammazione contemporanea di varie articolazioni. Le forme cliniche umane più importanti sono la poliartrite cronica primaria e le poliartriti secondarie a fattori infettivi noti. La prima è una malattia sistemica che predilige il sesso femminile e le età intermedie; inizia subdolamente con febbricola, caratteri infiammatori a carico delle articolazioni, che presentano tumefazione, arrossamento, dolore, blocco funzionale; successivamente si nota un interessamento centripeto di altre articolazioni. Il decorso è cronico e progressivo con riacutizzazioni ricorrenti che esitano in deformazioni e anchilosirticolari (tipiche quelle delle mani con deviazione ulnare delle dita) con grave deficit funzionale. Si cura con cortisonici, fenilbutazone e derivati, antimalarici di sintesi, analgesici, anabolizzanti; è pure molto importante la mobilizzazione attiva e passiva delle articolazioni colpite. Le poliartriti secondarie a fattori infettivi noti sono dovute a strepto- e stafilococco nel corso di sepsi o di focolai suppurativi locali; a gonococco; a meningococco, ecc. La cura dovrà essere causale generale e locale: mediante artrocentesi si dovranno svuotare le cavità articolari del loro eventuale versamento ematico, purulento, sierofibrinoso, ecc., introducendo antibiotici o chemioterapici.
Veterinaria
In veterinaria la poliartrite neonatale o polisierosite è una malattia infettiva dovuta a streptococchi abbastanza frequente nei puledri, nei quali determina il 75% della mortalità natale, meno nei vitelli. L'animale si infetta subito dopo il parto se i vasi ombelicali aperti vengono a contatto con materiale inquinato. L'ombelico si presenta tumefatto, essicca molto lentamente e, alla pressione, fuoriesce pus. La guarigione completa è piuttosto rara; si può verificare anche un aggravarsi della malattia, con diarrea e metastasi degli organi interni, che determina la morte dell'animale.