poèta

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sm. (pl. -i) [sec. XIV; dal latino poēta, che risale al greco poiētes, da poiéō, fare, creare].

1) Autore di poesie, di opere poetiche: “Quelli è Omero poeta sovrano” (Dante); poeta lirico, epico, satirico; poeta dialettale, che scrive le proprie poesie in dialetto; poeta vate, quello che con le sue opere si propone di risvegliare il sentimento civile e patriottico del popolo (specialmente nella concezione romantica); il sommo, il divino poeta, Dante. Frequenti gli spregiativo poetùcolo, poeta modesto, irrilevante, e poetastro, poeta da strapazzo.

2) In campo critico-estetico, si usa frequentemente per significare le effettive qualità poetico-creative di un autore, indipendentemente dal fatto che si esprima in versi o in prosa: ci sono molti verseggiatori, ma pochi poeti; in molti passi il Verga si rivela un grande poeta della folla.

3) Per estensione, persona assai dotata di sensibilità e fantasia, che ha l'animo disposto a intendere e amare il bello: un cuore di poeta; a ognuno capita talvolta di scoprirsi poeta. Nell'uso popolare anche iron., con senso limitativo, persona fantasiosa e bizzarra, scarsamente dotata di senso pratico: gli affari non sono adatti per un poeta come te.

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