piròmetro

sm. [sec. XIX; piro-+-metro]. Strumento di misura di temperature molto elevate, quali quelle di forni e di corpi incandescenti. I pirometri più comuni sono elettrici od ottici; tra i primi è usato il pirometro a resistenza, costituito essenzialmente da una termoresistenza, cioè da una resistenza elettrica sensibile alle variazioni di temperatura che viene posta a contatto con il corpo di cui si vuole misurare la temperatura e collegata a uno strumento misuratore di resistenza. Pirometri elettrici sono anche i pirometri termoelettrici che hanno come elemento sensibile una termocoppia. Per la misurazione di temperature più alte si usano i pirometri ottici basati sulla variazione di luminosità di un corpo incandescente al variare della temperatura. Tali pirometri si dividono in due categorie: pirometri a radiazione totale, o ardometri, e pirometri a radiazione parziale monocromatica. Gli ardometri sono basati sul fatto che la quantità totale di energia radiante emessa da un corpo allo stato incandescente dipende dalla temperatura del corpo. Questi pirometri permettono misurazioni di temperature dell'ordine di 1000 ºC con un errore di ca. 1,1%. I pirometri a radiazione parziale utilizzano la radiazione visibile emessa da un corpo incandescente in corrispondenza di una certa banda di frequenze, la più stretta possibile; la temperatura si determina comparando l'intensità della radiazione emessa dal corpo e l'intensità della radiazione emessa da una sorgente di caratteristiche note, quale, per esempio, un filamento di tungsteno. In alcuni tipi di pirometri il confronto si effettua regolando l'intensità della sorgente ausiliaria (pirometri a filamento evanescente), mentre in altri si effettua regolando l'intensità della radiazione in esame mediante filtri. Il campo di temperature in cui lavorano i pirometri a radiazione parziale va dai 1500 ai 3000 ºC, con errori di ca. il 10% per temperature di 1500 ºC.