pelvimetrìa

[sec. XIX; pelvi+-metria]. Insieme delle misure utili alla descrizione obiettiva, in termini quantitativi, delle caratteristiche della pelvi o bacino. Le misure possono essere suddivise in due gruppi: un primo gruppo riguarda i diametri di altezza, larghezza e lunghezza che possono essere effettuati sull'osso dell'anca (ileo, ischio e pube) preso singolarmente; il secondo, per alcuni aspetti più significativo e di interesse anche ostetrico-ginecologico, riguarda invece il bacino preso nel suo insieme. Di particolare interesse, in questo gruppo, sono l'indice pelvico (altezza del bacino×100/larghezza bicrestiliaca), l'indice ileopelvico (diametro trasverso×100/larghezza bicrestiliaca) e il cosiddetto indice d'ingresso (diametro sagittale×100/diametro trasverso). Quest'ultimo definisce la forma dello strozzamento (determinata dal promontorium, dalle linee innominate e dalle branche pubiche) che rappresenta il confine tra grande e piccola pelvi e che costituisce il primo ostacolo osseo al feto in espulsione. La tecnica pelvimetrica ha dimostrato precise differenze nella conformazione e nella struttura della pelvi maschile e femminile in rapporto alla funzione che essa adempie nei due sessi. Di particolare importanza è la sua applicazione su resti scheletrici fossili soprattutto in relazione ai progressivi adattamenti strutturali subiti dalla pelvi in rapporto all'acquisizione della stazione eretta e alla deambulazione bipede; consente anche di determinare se uno scheletro apparteneva a un uomo o a una donna.

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