pastèllo
Indicesm. e agg. [sec. XIV; da pasta].
1) Sm., cilindretto di materia colorante; l'impasto è ottenuto con colori in polvere mescolati con acqua, gomma arabica o altra sostanza agglutinante; per estensione, ritratto, dipinto fatto usando i pastelli. § La pittura a pastello viene eseguita generalmente su carta appositamente preparata con collante ricco di polvere di argilla, pomice o vetro, oppure su carta felpata, per favorire l'adesione del colore, friabilissimo. Questa tecnica consente di ottenere notevoli effetti di immediatezza e di freschezza e una soffice fusione di toni, ma presenta problemi di conservazione, poiché il colore può facilmente sbavare o staccarsi dalla superficie; da ciò il ricorso all'uso di fissativi, che però alterano i toni cromatici. L'uso della pittura a pastello risale al sec. XVI, ma il periodo di maggior fioritura fu il Settecento. Famosi i vaporosi ritratti di Rosalba Carriera, che diffuse la tecnica anche a Parigi e a Vienna. Fra i suoi emuli più illustri si ricordano M. Quentin de La Tour e J.-B. Perroneau. Nel sec. XIX la pittura a pastello fu usata, oltre che per il ritratto, anche per nature morte, paesaggi e composizioni figurate, particolarmente dagli impressionisti (Renoir, Degas).
2) Agg. inv., di colore smorzato, tenue: verde pastello; rosa pastello.