parchéggio
sm. [sec. XX; da parcheggiare]. Area, detta anche posteggio o parking, adibita alla sosta prolungata di automezzi in spazi appositamente attrezzati e opportunamente segnalati lungo vie, slarghi, piazze, in prossimità di complessi edilizi caratterizzati da un notevole flusso di persone come stadi, uffici, supermercati. Anche la manovra che si compie per parcheggiare e il periodo stesso di sosta. In particolare, oltre ai consueti parcheggi di superficie di varia disposizione (longitudinale, a pettine, a spina di pesce) si ricorre sempre più ampiamente, al fine di ridurre l'ingombro stradale e agevolare la sosta soprattutto nelle aree urbane, a parcheggi sotterranei e a parcheggi sopraelevati (autosili). Tra gli elementi da tener presenti nella progettazione dei parcheggi sono: lo stato della superficie (i parcheggi all'aperto devono essere ben livellati e con adeguato drenaggio); l'illuminazione delle aree e dei relativi corridoi di notte; le isole pedonali (tra le file di vetture parcheggiate la larghezza varia, ma le isole devono essere larghe almeno 2 m); la segnalazione adeguata per delimitare stalli e indicare i corridoi a senso unico; le entrate e le uscite. Vanno inoltre previsti la capacità desiderata, il tempo medio di parcheggio, l'origine e la destinazione del traffico. I parcheggi multipiani richiedono dispositivi di spostamento da un piano all'altro per i veicoli quali ascensori e rampe; inoltre vanno previste attrezzature per lo spostamento dei pedoni per ridurre le distanze e i tempi di percorrenza a piedi (in genere ascensori). La legge 122 del 24 marzo 1989 provvede a determinare i criteri di valutazione del fabbisogno di parcheggi nelle aree urbane; l'aggiornamento degli standard urbanistici relativamente alle quantità minime da destinare a spazi per parcheggio prescrive che nelle nuove costruzioni, e anche nelle aree di pertinenza delle costruzioni stesse, debbono essere riservati appositi spazi per parcheggi in misura non inferiore a 1 m² per ogni 10 m3 di costruzione.