paròla
IndiceLessico
sf. [sec. XIII; latino tardo parabŏla, parabola, cioè la parola per eccellenza].
1) Suono o più spesso insieme di suoni articolati che costituisce un'unità definita nel contesto del discorso umano; anche la rappresentazione grafica di tali suoni; vocabolo: parola greca, latina; parole semplici, composte; il significato di una parola;parola nuova, neologismo; parola per parola, letteralmente, senza tralasciare o cambiare nulla: trascrivere, tradurre il testo parola per parola; mangiare le parole, pronunciarle male, troppo in fretta.
2) Per estensione, frase, discorso e anche il loro contenuto (per lo più al pl.): parole affettuose, sincere, dure; sono parole che non mi convincono; non ho, non trovo (le)parole per dire qualche cosa, si dice per sottolineare l'incapacità di esprimere compiutamente un concetto o un sentimento; parole di rabbia, di gioia, dettate da tali sentimenti; scambio di parole, conversazione o discussione; una buona parola, gentile, amichevole; mettere, spendere una buona parola per qualcuno, raccomandarlo, intervenire in suo favore; uomo di poche parole, taciturno, laconico; parole grosse, discorsi importanti, impegnativi; tra loro sono corse parole grosse, si sono ingiuriati; venire a parole, litigare; mezza parola, discorso breve, vago, allusivo o ambiguo: buttò là una mezza parola; far parola di qualche cosa con qualcuno, parlarne con lui, accennargliene; il libro, l'uomo in parola, di cui si sta parlando; avere l'ultima parola, parlare per ultimo in una disputa (fig., finire con l'avere ragione); non è ancor detta l'ultima parola, l'argomento non è chiuso definitivamente; togliere la parola di bocca a qualcuno, prevenirlo nel dire qualche cosa; restare senza parole, non saper cosa dire, cosa rispondere, per meraviglia, sorpresa e simili.
3) Più in particolare: A) ammonimento, consiglio, insegnamento: ascolta le mie parole; specialmente nel linguaggio religioso: la parola di Dio, quella enunciata nella Bibbia e nelle prediche che la commentano; parola scritta, quella contenuta in libri sacri; parola non scritta, la tradizione religiosa orale; parola sacramentale, le formule pronunciate dal ministro di Dio nel conferimento di un sacramento; parola di vita, la predicazione in genere in quanto espone le verità religiose in ordine alla vita eterna; liturgia della parola, la prima parte della Messa, formata da letture desunte dalla Bibbia. B) Il testo in prosa o in poesia di una composizione musicale cantata: musica di Tizio, parole di Caio. C) In loc. specifiche: gioco di parole, freddura, bisticcio ottenuto usando parole formalmente simili; parole incrociate, cruciverba; giro di parole, perifrasi; parola d'ordine, modo di riconoscersi fra i militari nell'adempimento di particolari compiti, specialmente in quello di guardia. Si compone di una “parola” e di una “controparola” che cominciano con la stessa lettera dell'alfabeto. Per estensione, punto di intesa, principio che guida un'azione comune: la parola d'ordine era difendere i deboli.
4) Con valore limitativo, discorso vario e inconcludente, chiacchiere, in contrapposizione ai fatti reali, all'azione concreta (in genere al pl.): ci vogliono fatti, non parole!; le tue sono solo parole; è una parola!, è facile dirlo ma non farlo; a parole, in teoria ma non nella realtà: a parole sono tutti bravi.
5) Nei sensi precedenti, frequentemente alcuni alterati: paroletta o parolina, parola gentile, discorsetto affettuoso, raccomandazione; parolona o parolone, parola lunga, enfatica, altisonante; parolaccia, parola sconcia, volgare e offensiva.
6) Facoltà di parlare, favella: il dono della parola; perdere la parola, diventare muto. Per estensione, il fatto di parlare, espressione delle proprie idee: libertà di parola. In un'assemblea e simili, possibilità, diritto di parlare: chiedere, concedere la parola; prendere la parola, iniziare a parlare. Anche modo di parlare, di conversare: avere la parola facile, efficace, stentata.
7) Assicurazione, promessa, impegno formale: ti do la mia parola che sarà fatto tutto a puntino; sulla parola, sulla base di assicurazioni verbali; prendere in parolaqualcuno, dare a una sua affermazione valore di impegno; un uomo di parola, che mantiene le promesse, gli impegni; rimangiarsi la parola, non mantenere un impegno preso a voce; con valore intensivo: parola d'onore, impegno assunto o affermazione fondata sul proprio onore. Per estensione, accordo, intesa: passar parola o la parola, comunicare i termini di un accordo, per lo più segreto, successivamente da una persona all'altra; trattativa: essere, entrare in parola con qualcuno; tenere in parola, tenere impegnato.
8) In informatica, unità di quantità di informazione costituita da un determinato numero di caratteri, o dei bit corrispondenti, i quali vengono sempre trattati come un'unica entità. Per gli elaboratori la cui memoria principale è organizzata a parole il numero di bit di una parola è fisso. La lunghezza della parola è oggi generalmente di 16 o 32 bit, ossia di 2 o 4 byte; in ogni elaboratore una parola ha lunghezza sufficiente per contenere un'istruzione o un numero intero.
Diritto internazionale
Liberazione sulla parola, in diritto internazionale la facoltà dello Stato belligerante di concedere al prigioniero di guerra la libertà con l'impegno da parte del liberato di non riprendere le armi contro di esso e purché le leggi dello Stato del prigioniero non la vietino. Chi combatte contro lo Stato che gli ha concesso la liberazione sulla parola, se è fatto di nuovo prigioniero, non ha diritto al trattamento previsto per i prigionieri di guerra dai trattati internazionali. § Nei Paesi anglosassoni è prevista la liberazione sulla parola, in determinati casi, a favore dei condannati ritenuti recuperabili socialmente.
Religione
Nel campo religioso la parola risulta una componente importante tanto da dar luogo a un'“ideologia della parola”, dove essa s'identifica con la realtà stessa. La parola cioè diventa efficace, è parola di potenza, parola sacra. Essa può diventare addirittura una “realtà a sé”, precedente a ogni realtà sperimentabile, causa prima del loro essere o del loro ordinamento. Di questa preesistenza della parola sulle cose si trova una traccia precisa in ambiente semitico: l'Enūma elīsh babilonese parla di una fase precedente la creazione: “quando in alto non era ancora nominato (stato creato) il cielo”; la Bibbia descrive (Genesi 1,1-2,4) il caos primordiale delle acque e gli interventi di Dio per ordinarlo con le sue parole creatrici: Fiat Lux; et lux facta est, ecc. Anche nella mitologia egiziana il dio Neber-tcher dice: “Aprii la mia bocca, pronunciai il mio proprio nome come parola di potenza... Niente esisteva sulla terra, io creai tutte le cose”. Fuori dell'ambiente semitico è impressionante il raccostamento fra il Logos (o Parola) di San Giovanni Evangelista e le credenze degli Uitoto: “in origine la Parola diede origine al padre”. La mitologia polinesiana identifica la fase primordiale precedente alla creazione con la mancanza della parola. Oltre che nei miti di creazione, la parola diventa veicolo di potenza in molte pratiche magico-religiose o per il suo valore di fonema, che trascende il suo stesso significato semantico, o per l'efficacia, che le deriva da una fondazione o da un'origine mitica. In questi casi il sacerdote che officia il rito dà un valore creativo alla parola solo se ricrea la situazione in cui il dio si trovava all'atto di pronunciarla. Fuori del mito, la parola è efficace nelle formule magiche (esorcismi, scongiuri, benedizioni, maledizioni), rispettando i modi con cui va pronunciata e certi comportamenti risalenti a personaggi particolarmente potenti o a una tradizione di alta antichità. Parola, invece, che hanno in sé un automatismo di efficacia indipendente da riti e da formule sono i nomi, in quanto identificazione con la persona o l'oggetto nominato: pronunciare il nome del dio significa disporre di lui; ne è un esempio la evocatio nella religione romana. Nel cristianesimo la parola s'identifica nel Vangelo di San Giovanni con il Verbo di Dio, cioè il Figlio, la seconda persona della SS. Trinità.