new town
s. inglese (propr., nuova città). Termine che in Gran Bretagna, nel secondo dopoguerra, definì il programma di ricostruzione, comprendente iniziative di ridistribuzione e riequilibrio della popolazione e delle attività, che prevedeva la pianificazione di molte “nuove città” dislocate sul territorio nazionale e soprattutto intorno alla Grande Londra. Tale idea, che costituiva una vera innovazione nell'urbanistica contemporanea, era dovuta al rifiuto del fenomeno della grande città prodotta dall'urbanesimo del capitalismo industriale, rifiuto basato sulla più antica tradizione anglosassone di un habitat a basse densità, legato alla natura e alla casa monofamiliare: ne sono un esempio le proposte di “città giardino” elaborate da E. Howard, a loro volta legate al filone dell'utopia urbanistica del socialismo romantico. Così le new towns sono sorte applicando il modello della garden city ai problemi del decentramento delle grandi città, della redistribuzione industriale, del degradamento della residenza operaia periferica, dell'abbandono della campagna, ma anche sostituendo alla mitica autosufficienza di tale modello il concetto di “satellite”, prevalentemente residenziale e relazionato ad altre dislocazioni complementari. A iniziare dal 1946, con Stevenage, si realizzarono le prime 13 new towns (tra cui Harlow, Peterlee, Corby). Esse erano previste per una popolazione limitata (20-60.000 abitanti), a bassa densità (30-45 edifici per ettaro), con zone industriali esterne, presso le vie di grande comunicazione, e con struttura sociale equilibrata. Difficoltà di vario ordine hanno reso tuttavia difficile l'impianto delle industrie, la crescita demografica non ha sempre raggiunto le quote ottimali, mentre gli affitti elevati hanno confermato la tendenza (già delle garden cities) a una prevalenza della classe media e a un carattere monofunzionale (residenza-dormitorio). Nel 1952 si ebbeuna sostanziale revisione del programma con il Town Development Act, che, mantenendo l'obiettivo del decongestionamento delle aree metropolitane, proponeva l'incentivazione di una crescita integrata dei piccoli centri esistenti, secondo indicazioni già date per Londra da Abercrombie. In seguito, benché il bilancio sia apparso ancora controverso, molti hanno ritenuto importante il ruolo svolto dalle new towns, sostenendo la prosecuzione del programma, soprattutto allo scopo di ottenere un maggiore “effetto urbano” (in termini di compresenza di ceti, di attività, di tipi edilizi, ecc.) e di reintegrare tra loro le piccole città esistenti, e considerando le new towns come uno strumento accanto ad altri, quali le ristrutturazioni delle aree centrali e la stessa edificazione di quartieri suburbani.