new economy
loc. inglese usata in italiano come sf. Coniata nella seconda metà degli anni Novanta, l'espressione new economy indica in generale il settore dell'alta tecnologia e in particolare le società operanti nelle applicazioni legate alle tecnologie dell'informazione e a Internet. Viene anche utilizzata per indicare la fase storica avviata in questo periodo, caratterizzata da un profondo mutamento nei modi di funzionamento dei sistemi economici legato alla diffusione della tecnologia che promuove lo sviluppo di un mercato integrato su scala mondiale in ogni settore, da quello finanziario a quello dell'informazione, dall'educazione all'intrattenimento. Sul piano tecnologico, la spinta propulsiva di questa nuova configurazione assunta dall'economia nasce dallo sviluppo delle cosiddette “reti aperte”, prima fra tutte Internet. Fra i tratti essenziali che contraddistinguono questa fase di mutazione, gli studiosi riconoscono l'attenuarsi dell'importanza della collocazione geografica degli operatori, il progressivo venire meno delle demarcazioni tradizionali tra i diversi comparti di attività economica, la creazione di nuovi prodotti e servizi, la diffusione di nuovi modelli organizzativi di gestione aziendale e di vendita, l'emergere di un'utenza più evoluta e pronta a cogliere le opportunità offerte. Ne consegue l'intensificarsi della concorrenza tra le imprese e i sistemi economici e il maggior rilievo che la capacità di innovare assume rispetto alla tradizionale misura della mera capacità di produzione. Tale nuovo contesto premia quindi il sistema di impresa non rigido, in cui forte è la condivisione delle conoscenze. Nel quadro della new economy nuove imprese si affacciano sulla scena mondiale e aziende consolidate sono spesso costrette a riconvertire le loro attività per non perdere capacità competitiva. Grazie alla tecnologia informatica, i costi si riducono, le energie vengono risparmiate, gli sprechi sono parzialmente rimossi. Secondo i principali sostenitori di questa forma di economia, essa contribuisce all'emergere di nuove forme di lavoro e favorisce l'affermarsi di un contesto concorrenziale, in cui l'innovazione rappresenta una fondamentale chiave per il successo. La diffusione della tecnologia dell'informazione promuove, inoltre, il moltiplicarsi degli investimenti diretti all'estero, che permettono a una più ampia platea di investitori di poter cogliere opportunità diverse di mercato, di tecnologie, di talenti. Tra i più evidenti indici dell'affermarsi della new economy vi sono il crescente utilizzo di Internet da parte delle imprese quale canale per l'offerta dei propri prodotti e la diffusione del commercio elettronico. Il canale telematico ha inoltre favorito in diversi Paesi il processo di decentramento amministrativo, nonché la semplificazione delle procedure e l'affermarsi di un nuovo rapporto fra la pubblica amministrazione e il cittadino. La diffusione di queste forme di scambio basate sull'innovazione tecnologica comporta lo sviluppo di nuove capacità professionali nella multimedialità, nella formazione e nelle attività collegate alla diffusione di Internet. In questo contesto di grande mutamento, lo Stato è chiamato a svolgere un ruolo fondamentale nel sostenere una crescita equilibrata del mercato elettronico, nel tutelare gli interessi dei consumatori, nel promuovere lo sviluppo di campagne di informazione e apprendimento, nel predisporre piani finalizzati a migliorare la competitività delle imprese, con particolare riferimento alle piccole e medie, anche attraverso l'utilizzo del commercio elettronico, nel predisporre un quadro normativo e regolamentare volto a salvaguardare la certezza dei rapporti nelle comunicazioni sulla rete, il rispetto della riservatezza la tutela del diritto d'autore con il fine ultimo di garantire l'affidabilità della struttura e di conseguenza accrescere la fiducia del consumatore. Per molti l'avvento della cosiddetta new economy ha rappresentato un vero e proprio mutamento di paradigma, con l'affermarsi di leggi economiche del tutto diverse da quelle precedenti: a sostegno di questa tesi è stata portata l'esperienza americana di crescita ininterrotta, a partire dalla prima metà degli anni Novanta, per quasi un decennio, che ha indotto a supporre la scomparsa del fenomeno dei cicli economici. Lo scoppio della bolla speculativa e la recessione economica che hanno colpito il mercato statunitense a partire dal 2001 ha dato complessivamente ragione a chi in questi anni ha sostenuto posizioni più caute in merito al reale impatto della new economy su alcuni meccanismi di base delle economie di mercato.