mutagènesi
sf. [da muta(zione)+genesi]. Evento che determina la comparsa di variazioni nella sequenza e nell'insieme ordinato del DNA. Gli studi di mutagenesi riguardano i meccanismi molecolari e biochimici che determinano l'insorgenza di mutazioni spontanee geniche, cromosomiche e genomiche a livello del DNA o prodotte da agenti chimici o fisici esterni all'organismo in esame e le conseguenze da esse derivanti; nascono all'inizio del 1900 con la scoperta delle leggi fondamentali della genetica moderna e con lo studio approfondito dei meccanismi e delle strutture ad essa collegate; a ciò segue un forte incremento dovuto all'evidenza dei deleteri effetti genetici di alcune sostanze chimiche, utilizzate per questo a scopo bellico. Tali studi trovano la loro applicazione nella mutagenesi ambientale, come ricerca di agenti mutageni dannosi per gli ecosistemi e per l'uomo, della valutazione delle loro proprietà mutagene e delle conseguenze tossicologiche delle mutazioni sia germinali che somatiche per la patologia umana (malattie genetiche, tumori ed altre malattie cronico-degenerative), senza escludere le conseguenze negative sull'ambiente. In particolare l'attenzione è focalizzata sulla prevenzione e sulla riduzione degli effetti degli inquinanti presenti nell'aria, nell'acqua, nei suoli, ed anche nelle aree abitative e negli ambienti di lavoro. § Test di mutagenesi (o solo mutagenesi): test biologico che consiste nel verificare se una sostanza chimica è in grado di provocare delle mutazioni in un batterio, in un lievito o in una cellula di mammifero dopo un contatto che va da poche ore ad alcuni giorni. Il test, messo a punto dal ricercatore americano A. Ames, costituisce, insieme con quello di cancerogenesi, uno degli indicatori biologici che può mettere in evidenza sostanze chimiche dannose per l'uomo e l'ambiente.