musicologìa
sf. [musico-+-logia]. Scienza che studia l'insieme delle discipline riguardanti la musica (storia della musica, teoria, paleografia, acustica, ecc.). Il termine, entrato nell'uso corrente in Italia solo nella prima metà del Novecento, è ricalcato sulla parola tedesca Musikwissenschaft (scienza della musica), che fu usata per la prima volta da L. Mizler nel 1738 a Lipsia. Tuttavia l'origine della moderna musicologia va fatta risalire alla fine del Settecento. Il maggior sviluppo sistematico della musicologia ebbe luogo nei Paesi di lingua tedesca a cominciare dalla seconda metà dell'Ottocento. Non mancarono in altri Paesi isolate figure di studiosi, ma della musicologia come disciplina ufficialmente praticata e inserita negli studi universitari si può parlare, per quanto concerne in particolare la Germania, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, solo dal sec. XX, anche se gli sviluppi in questi e in altri Paesi (tra cui l'Italia) sono del massimo rilievo. § Tra i fondatori della musicologia sono da annoverare Padre Martini e G. Baini in Italia, Ch. Burney e J. Hawkins in Inghilterra, J. N. Forkel e C. von Winterfeld in Germania. Nell'Ottocento e nella prima metà del Novecento si segnalarono nell'area culturale tedesca O. Jahn, A. W. Ambros, Ph. Spitta, E. Hanslick, H. Riemann, G. Adler, H. Abert, A. Sandberger, P. Wagner, A. Schering, P. Bekker, A. Einstein, F. Blume, Th. Georgiades, Th. W. Adorno; nell'area anglosassone, A. W. Thayer, G. Reese, P. H. Lang; in Francia, F. J. Fétis, Th. de Wyzewa, G. de St. Foix, M. Pincherle, F. Lésure; in Italia, F. Torrefranca, C. Cesari, A. Della Corte, L. Ronga, N. Pirrotta, L. Rognoni, R. Monterosso.