microelaboratóre
sm. [micro-+elaboratore]. In informatica, un elaboratore digitale che utilizza un microprocessore come unità centrale di elaborazione. La potenza e la qualità di un microelaboratore sono determinate in buona parte dalla velocità e dalla potenza del microprocessore. La velocità dei microelaboratori può arrivare a miliardi di cicli al secondo e la potenzialità si misura in decine di milioni di istruzioni al secondo. Le prestazioni di un microelaboratore dipendono da altri componenti del sistema, come la memoria principale, l'unità di memoria di massa a disco, la visualizzazione (display), la tastiera, la versatilità dell'hardware e il sistema operativo. La capacità della memoria principale a semiconduttore, è in continua espansione e può arrivare all'ordine del Gbyte. La velocità di accesso alla memoria è ormai molto elevata e può variare in maniera considerevole. I microelaboratori si possono connettere a diversi tipi di memoria di massa, interne o esterne, dai floppy disk ai CD-ROM, dai dischi rigidi alle memorie Flash che tramite porta USB raggiungono capacità di diverse decine di Gbyte, mentre con l'ausilio dei dischi ottici tale capacità aumenta ulteriormente. I display vanno dai monitor monocromatici a quelli a colori ad alta definizione, agli schermi piatti a cristalli liquidi e al plasma usati negli elaboratori portatili. La versatilità dell'hardware si riconosce dall'esistenza di memorie extra, dal numero di lettori di dischi, dai dispositivi di comunicazione interattiva quali la tastiera, il mouse, il trackball, dalle interfacce di comunicazione (modem) e dalla possibilità di comunicazione in rete. Il sistema operativo può essere caratterizzato dalla modalità di gestione della memoria e dalla semplicità con cui l'utente può utilizzarlo.