massimalismo
sm. [sec. XX; da massimo]. Corrente socialista sostenitrice di un “programma massimo” di trasformazione politica e sociale da attuare tramite l'azione rivoluzionaria in contrapposizione al “programma minimo” della corrente riformista auspicante modificazioni graduali e non violente. Nella storia del socialismo italiano, per lungo tempo diviso e travagliato da queste due opposte tendenze alternativamente alla guida del partito, il massimalismo si organizzò come frazione, sotto la guida di G. M. Serrati, al Congresso di Bologna del 1919, prendendo forza dal recente successo della Rivoluzione bolscevica. Il fallimento del massimalismo negli anni Venti, quando non seppe prendere la direzione del movimento operaio, né fornire un'elaborazione e un'analisi ideologica che permettessero di contrastare l'avanzata del fascismo, ha generato un secondo significato (più moderno) del termine: estremismo intransigente al quale non corrisponde un'effettiva capacità rivoluzionaria. Per estensione, il termine è venuto a indicare chi, in un contrasto di idee o di programmi, mira ad ottenere il massimo risultato, escludendo la possibilità di soluzioni intermedie di compromesso.