manifèsto
IndiceLessico
agg. e sm. [sec. XIV; dal latino manifestus].
1) Agg., evidente per tutti; palese a tutti: sono manifeste le sue benevolenze; far manifesto, rendere manifesto, rendere noto, manifestare. Non comune, con valore avv., in modo chiaro, evidente: parlare manifesto.
2) Sm., veicolo di informazioni visive, caratterizzato dall'unione di testo e immagine o dalla sola immagine su ampie superfici di carta o di tela destinate all'affissione in spazi pubblici; cartellone: i manifesti pubblicitari. Per estensione, scritto in cui viene esposto il programma di un movimento culturale, artistico o politico: il manifesto futurista. In particolare, nome di alcuni documenti: A) Manifesto di mobilitazione, documento che mediante una larghissima diffusione in ogni Comune dello Stato rendeva nota, indistintamente a tutti i cittadini che avessero obblighi militari, la proclamazione della mobilitazione. Preludeva alla dichiarazione di guerra. B) Manifesto del carico, documento che ogni nave mercantile e ogni aereo provenienti dall'estero debbono presentare alle autorità doganali. Il manifesto deve contenere, oltre agli elementi che identificano il mezzo di trasporto marittimo e aereo, una relazione del viaggio compiuto e una precisa descrizione del carico atta a identificare le merci nei loro caratteri distintivi e nella loro provenienza. § Le pubbliche affissioni sono un servizio di esclusiva competenza comunale, obbligatorio per i Comuni con più di 30.000 abitanti. In attuazione della riforma tributaria, sono stabiliti dei “diritti sulle pubbliche affissioni” dovuti da chi richiede il servizio, ai Comuni. I diritti si applicano sui manifesti, avvisi, ecc., esposti a cura del Comune negli spazi appositi, e le tariffe sono deliberate dal Consiglio Comunale.
Cenni storici
Anticipazioni dell'attuale manifesto possono essere considerate le scritte greche e romane su tavola o su appositi spazi murali, comunicanti notizie di pubblico interesse, quali gli Acta Diurna del Senato romano, e le insegne delle botteghe, in uso fin dall'antichità. Soltanto la diffusione della stampa e l'incremento della produzione di carta, nel corso dei sec. XV-XVIII, fecero del manifesto un mezzo corrente di comunicazione al servizio dell'autorità politica e religiosa, che per questa via diffondeva le proprie disposizioni (gride, bandi, avvisi di reclutamento, ecc.); il testo era preponderante, mentre la parte figurata si limitava a stemmi e insegne. Nel sec. XVIII nacquero i primi manifesti commerciali di piccole dimensioni (volantini, avvisi). L'avvento della litografia e della cromolitografia, facilitandone la produzione su larga scala, contribuì a determinare una delle precipue funzioni del manifesto, quella di veicolo di propaganda del prodotto industriale o di supporto all'iniziativa commerciale. Sensibile alle sollecitazioni della storia e dell'attualità, il manifesto si piega alle esigenze della propaganda elettorale o più propriamente politica o ideologica.
Il rapporto tra manifesto e arte
Molto stretti sono i rapporti tra il manifesto e le più importanti correnti artistiche, dall'Art Nouveau all'astrattismo, dall'espressionismo all'optical art o alla pop art, poiché, nella continua ricerca di una dignità estetica, il manifesto ne ha spesso assunto linguaggio e schemi formali a livello divulgativo, assoggettandoli alle sue specifiche finalità. Attraverso tappe successive la ricerca grafica approdò all'elaborazione di slogans figurati, di marchi e simboli destinati alla comunicazione inconscia, ispirati alle teorie psicologiche della Gestalt o alle teorie freudiane. Il manifesto perfezionò così la sua natura di strumento e movente del consumismo, inserito nel più ampio panorama della pubblicità. Lungo questa via l'opera dei grandi cartellonisti francesi dell'ultimo decennio del sec. XIX, da J. Chéret ad A. Mucha, da Toulouse-Lautrec, che d'istinto esce dal corrente ambito decorativo e descrittivo per suggestioni più precisamente visive, a Caran d'Ache, costituisce il punto di partenza e insieme un vertice qualitativo, che trova eco in A. M. Cassandre e nei contemporanei R. Savignac e J. Colin, e che andò rinnovandosi negli artisti di tutto il mondo: dagli italiani F. Laskoff, M. Dudovich, maestro del manifesto liberty, L. Cappiello, rinnovatore del manifesto pubblicitario contemporaneo, F. Mosca e A. Testa, ai tedeschi Gaigg Wagulo, T. T. Heine, K. Siebert, agli inglesi J. de Holden Stone, H. Dudley, ai polacchi J. Palka, Lipinski e Gorka, agli svizzeri E. Keller, M. Bill e R. P. Lohse, senza dimenticare i giapponesi H. Ohchi e A. Yamana.
I manifesti per gli spettacoli
In teatro, il manifesto grafico comparve verso la metà del Settecento; era usato anche come programma, e soltanto nell'Ottocento, con il francese J. Chéret, divenne figurativo e a colori. Nel cinema, ai film d'arte corrispose al tempo del muto un manifesto artistico, ma va ricordato anche un cartellonismo arabescato, sensazionalistico o liberty in appoggio ai film dei pionieri. Con il sonoro, anche il manifesto cinematografico decadde e alla sua funzione interpretativa si preferì quasi ovunque quella banalmente contenutistica, di propaganda spicciola, non di rado volgare, del prodotto. Dal secondo dopoguerra in poi si affermarono però alcune scuole nazionali, specie nei Paesi socialisti, di alto livello pittorico e compositivo, sia figurativo sia astratto: la polacca al primo posto, con T. Trepkowski e J. Lenica, e poi l'ungherese, la canadese, la cubana e altre, nelle quali il manifesto (di cui si fanno periodicamente mostre internazionali) ha ripreso la sua migliore, libera funzione.
Il manifesto come documento programmatico
In senso lato, il manifesto è un documento con cui un gruppo politico o una corrente letteraria espone pubblicamente il proprio programma. Il più celebre esempio di manifesto politico è il Manifesto del Partito Comunista (1848) di K. Marx e F. Engels; nella più recente storia politica italiana è da ricordare il Manifesto degli intellettuali antifascisti (1925), scritto da B. Croce in polemica con il Manifesto fascista agli intellettuali stranieri (1925), redatto da G. Gentile. In campo letterario, è famoso il Manifesto futurista, pubblicato da F. T. Marinetti nel 1909 sul quotidiano francese .
Bibliografia
D. Villani, 50 anni di pubblicità in Italia, Milano, 1958; idem, Storia del manifesto pubblicitario, Milano, 1964; H. Rademacher, L'arte del manifesto in Germania, 1896-1933, Milano, 1965; La belle époque dei giornali italiani nel manifesto, pres. di D. Villani, Milano, settembre 1969; The Polish Poster, Varsavia, 1972; C. Alberici, G. Lise, 70 anni di manifesti italiani, Milano, 1972; Mostra del Liberty italiano, Milano, dicembre-febbraio 1972-73; L. Menegazzi, Il manifesto italiano 1882-1925, Milano, 1974; G. L. Falabrino, Effimera e bella. Storia della pubblicità italiana, Torino, 1990.