màgnetron
sm. [sec. XX; dall'inglese magnetron, da magne(tic), magnetico+(elec)tron, elettrone]. Tubo a vuoto, a emissione termoelettronica, in cui il movimento degli elettroni emessi dal catodo è comandato dalla combinazione di un campo elettrico e di un campo magnetico incrociati. Esso è adatto a generare onde elettromagnetiche di altissima frequenza (microonde) con potenze di picco assai elevate, per periodi di tempo molto brevi. Il magnetron ha, nella sua configurazione più nota (magnetron a cavità risonanti), la struttura di un diodo cilindrico in cui l'anodo presenta, sulla superficie interna, un certo numero di cavità aperte verso il catodo e accoppiate fra loro. Il funzionamento del magnetron si basa sull'interazione fra gli elettroni (emessi dal catodo e sottoposti all'azione acceleratrice del campo elettrico presente fra anodo e catodo) e un campo magnetico, parallelo all'asse del catodo, applicato inserendo l'intero dispositivo fra i due poli di un magnete. Le cavità dell'anodo si comportano come circuiti risonanti e sono tutte accordate sulla stessa frequenza; un impulso casuale di tensione applicato fra i due bordi di apertura di una di queste cavità fa nascere un'oscillazione elettromagnetica alla frequenza di risonanza; per effetto dell'accoppiamento tale oscillazione viene trasferita da una cavità all'altra subendo successive amplificazioni a spese dell'energia degli elettroni. Una spira inserita all'interno di una delle cavità permette di raccogliere l'energia elettromagnetica così generata e trasmetterla, per esempio attraverso una struttura coassiale, all'esterno. Il magnetron si usa nei sistemi radar per generare impulsi a microonde con frequenze di alcuni gigahertz (miliardi di oscillazioni al secondo) intervallati fra loro di qualche millisecondo. La potenza di picco degli impulsi può raggiungere il milione di chilowatt.