ingranditóre
sm. [sec. XVII; da ingrandire]. Apparecchio per la stampa di ingrandimenti fotografici. È sostanzialmente un proiettore montato su una colonna verticale che consente di variare la distanza tra il negativo e il piano su cui poggia il materiale sensibile, in modo da ottenere l'ingrandimento delle dimensioni desiderate. Per realizzare gigantografie si usano ingranditori orizzontali montati su rotaie anziché su una colonna. Un ingranditore è costituito fondamentalmente da un piano di stampa e da una colonna su cui scorre la testa la quale comprende un sistema di illuminazione del negativo, un portanegativi e un obiettivo con relativo sistema di messa a fuoco. Negli ingranditori per negativi in bianco e nero l'illuminazione può essere a luce puntiforme con condensatore (che dà stampe molto contrastate) o a luce diffusa: il flusso luminoso di una lampada opalina (o, per i grandi formati, di speciali lampade fluorescenti) viene diffuso da un vetro smerigliato, e dà stampe assai morbide. Negli ingranditori per dilettanti si usa un sistema misto: lampada opalina con condensatore. Per ingrandire negativi a colori è indispensabile “colorare” la luce della lampada per ottenere sulla stampa una fedele riproduzione dei colori: si possono usare gli ingranditori per bianco e nero, inserendo gli appositi filtri in un cassetto posto tra il condensatore e il negativo. È preferibile, però, fare ricorso alle cosiddette “teste-colore” (a luce diffusa), che ottengono la luce del colore richiesto mediante l'inserimento graduale, davanti alla lampada, di tre filtri dicroici (giallo, magenta e ciano) in essa incorporati. È molto importante, in un ingranditore, la qualità dell'obiettivo, che richiede un'apposita progettazione: la distorsione e la curvatura di campo (vedi aberrazione) devono essereridotte al minimo, e la resa ottica deve essere ottimizzata (al contrario che negli obiettivi da ripresa) per le piccole distanze.