esteriorità
sf. [sec. XVII; da esteriore]. L'essere esteriore; più comunemente, apparenza, superficialità.§ In filosofia, ciò che è altro o rispetto al soggetto conoscente o più generalmente rispetto alle determinazioni più intime ed essenziali di una cosa. Nel primo caso l'esteriorità si contrappone alla soggettività (e designa tutto ciò che è oggettivo); nel secondo si contrappone invece alla sostanzialità (e designa tutto ciò che è accidentale). L'esteriorità è oggetto di riflessione di E. Levinas in Totalité et infini: essai sur l'extériorité (1980; Totalità e infinito: saggio sull'esteriorità). Il filosofo sostiene l'esistenza di un pensiero capace di cogliere gli aspetti profondi della vita e del suo fluire nella concretezza dell'incontro con l'Altro. Una razionalità in grado di uscire dalle stanze segrete dell'interiorità e affrontare l'esteriorità della vita concreta incarnata dal volto del povero. La sua attenzione è rivolta all'integrità di ciò che è esterno, che non è un carattere accessorio, ma il valore stesso della relazione tra l'io e l'esistenza.