emorròide
sf. [sec. XVII; dal greco haimorrhoís-idos]. Dilatazione varicosa di uno o più rami delle vene emorroidarie. Le emorroidi vengono distinte in esterne quando sono situate al di sotto della linea anorettale, interne quando sono al di sopra. Queste ultime sono dette di “primo grado”, mentre quelle che sporgono dall'orifizio anale al momento della defecazione e si riducono spontaneamente in seguito sono dette di “secondo grado”. Se non si ha più riduzione spontanea si parla di emorroidi di “terzo grado”. Un fattore predisponente è l'assenza di valvole nel sistema venoso portale, per cui la stazione eretta può aumentare la pressione venosa nelle parti declivi dell'addome. Tra le cause si possono riconoscere: fragilità costituzionale del sistema venoso anorettale, fattori ereditari ormonici, cattiva alimentazione, prolungata somministrazione di antibiotici, gravidanza, ecc. Le occupazioni sedentarie, la prolungata stazione eretta, gli sforzi durante il lavoro, favoriscono la comparsa delle emorroidi. La sintomatologia delle emorroidi esterne inizia con senso di peso anale; in uno stadio più avanzato vi è comparsa di dolore, bruciore, prurito, talvolta secrezione sierosa e piccole emorragie. La terapia consiste nell'applicazione locale di farmaci astringenti, emostatici, anestetici, spasmolitici, associati spesso a sostanze vasocostrittrici (adrenalina), antiflogistiche (cortisonici, flavonoidi) e antibiotiche. Le varicosità che derivano dallo sfiancamento delle pareti venose dei plessi vengono talora ridotte e non creano più disturbi per lunghi periodi. Nelle recidive possono assumere però il carattere di prolasso emorroidario e indurirsi in dolenti noduli trombizzati o generare fistole e ragadi (ulcere a fessura dolentissime alla defecazione); si risolvono allora per via chirurgica (emorroidectomia), mediante iniezioni sclerosanti che determinano l'obliterazione dei territori venosi interessati. Sono sempre più applicati con notevole successo metodi di riduzione basati sulla criochirurgia.È inoltre possibile ricorrere alla cosidetta tecnica della legatura emorroidaria, effettuabile in patologie di primo e secondo grado, e consistente nell'applicazione, in ambulatorio con anestesia locale, di speciali elastici che interrompono il flusso nei vasi dilatati, inducendone la necrosi e la caduta nel giro di pochi giorni. Tale intervento risulta molto meno invasivo e doloroso dell'intervento classico.