elettromagnète
sm. [sec. XIX; elettro-+magnete]. Dispositivo, detto anche elettrocalamita, atto a creare un campo magnetico utilizzando corrente elettrica. È costituito da un nucleo in materiale ferromagnetico (ferro a bassissimo contenuto di carbonio e di impurità, lamierino magnetico) attorno al quale è disposto un avvolgimento isolato percorso da corrente. Quando l'elettromagnete è eccitato in corrente continua, si usano nuclei massicci, se l'eccitazione è in corrente alternata si usano nuclei laminati. L'avvolgimento è quasi sempre portato da un rocchetto in materiale isolante e viene impregnato a caldo con speciali resine. Gli elettromagneti vengono usati comunemente in esemplari molto grandi (con nuclei del diametro di varie decine di centimetri) per il sollevamento di rottami ferrosi nei depositi e nelle acciaierie. Tali elettromagneti vengono generalmente sostenuti da gru e permettono il carico e lo scarico dei materiali ferrosi. Accoppiati a dispositivi meccanici, gli elettromagneti permettono inoltre di realizzare freni ad azionamento elettrico, dispositivi di sicurezza negli impianti elettrici, ecc. Per applicazioni scientifiche particolari vengono realizzati elettromagneti capaci di creare campi magnetici molto intensi. In tal caso manca generalmente il nucleo in materiale ferromagnetico, dato che, per alti valori di induzione, la permeabilità del ferro diventa poco diversa da quella dell'aria. Poiché sono necessarie elevatissime intensità di corrente, l'avvolgimento deve essere energicamente raffreddato: ciò si ottiene di solito mediante circolazione di acqua in canali praticati nell'avvolgimento stesso. In qualche caso sono stati realizzati elettromagneti con avvolgimenti in materiale superconduttore.