dovére
IndiceLessico
sm. [sec. XIII; da dovere (verbo)].
1) Ciò che si deve fare per ragioni morali, legali, di convenzione e simili; obbligo: fare il proprio dovere; i diritti e i doveri del cittadino. In particolare, compito specifico: è tuo dovere rispettare gli orari; sentirsi in dovere, farsi un dovere di fare qualche cosa, sentirsene moralmente obbligato: mi sento in dovere di ringraziarvi;dovere!, dovere mio!, si dice in risposta a un ringraziamento, per affermare che si è fatto solo quello che si doveva; a dovere, come si deve, come è richiesto dalle circostanze: sistemare le cose a dovere; visita di dovere, fatta come atto di doverosa cortesia; chi di dovere, la persona che ha il compito specifico di trattare una data cosa: mi rivolgerò a chi di dovere.
2) Al pl., ossequi: porga i miei doveri alla signora.
Filosofia
Nella filosofia greca la nozione di dovere è identificata da Socrate nell'obbedienza alle leggi per un impegno liberamente assunto nel dare il proprio assenso al pactum unionis politico. Per preservare alle leggi il loro carattere costrittivo, Socrate le dice manifestazioni del comando divino. Platone riafferma la piena trascendenza della legge morale, ancorandola al dovere dell'amor di Dio “misura di tutte le cose”. Per Aristotele il dovere dell'uomo si compie nel perfezionamento della sua natura. Per il cristianesimo il dovere è tutto radicato nella trascendenza e si esplica principalmente nell'amor di Dio, da cui prendono forma e sostanza tutti gli altri doveri. La nozione di dovere divenne centrale nella filosofia stoica: Zenone definì il dovere: “ciò che si può pienamente giustificare davanti alla ragione”. In epoca moderna sul dovere s'impernia l'etica di Kant, secondo cui l'azione morale è valida in quanto la volontà si adegua alla legge che prescrive all'uomo di operare in modo universale: una azione compiuta per dovere desume il suo valore morale non dallo scopo ma unicamente dal principio della volontà che la determina. Sicché “il dovere è la necessità di compiere un'azione unicamente per rispetto della legge”. La filosofia morale di Kant è alla base dell'idealismo di Fichte, per il quale l'essenza ultima del mondo è di natura morale e ha nel dovere il suo fondamento in un mondo sensibile. La critica più radicale a questa concezione del dovere è stata mossa da Hegel, secondo cui il mondo reale, nella sua concretezza, è come deve essere; e non si può perciò configurare l'azione morale come tensione infinita alla costruzione di una realtà che non può mai realizzarsi. Da tutt'altra concezione proviene invece la celebre critica alla nozione di dovere formulata da J. Bentham, che nella Deontology sostituisce il concetto di dovere con quello di “interesse”. La definizione kantiana ha trovato continuatori nella filosofia contemporanea, in autori come Cohen, Simmel, Rickert, Hartmann. Una ricerca sul condizionamento dell'obbligazione morale si ritrova nelle correnti sociologiche contemporanee (Levy-Bruhl, Durkheim). Sono da sottolineare infine la posizione di Bergson, che all'etica del dovere contrappone l'etica della società aperta come etica dell'amore, e quella di Croce (Filosofia della pratica), di ispirazione hegeliana nella critica al carattere astratto delle definizioni puramente formali del dovere.
Diritto
Dovere pubblico, obbligo cui è sottoposto l'individuo nei confronti dello Stato e di altri soggetti. La Costituzione (art. 2) richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Taluni di questi doveri pubblici sono strettamente vincolanti, e la loro inosservanza può comportare delle sanzioni: per esempio, il dovere dei genitori di mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio (art. 30); il dovere civico dell'esercizio del voto (art. 48); il dovere della difesa della Patria (art. 52); l'obbligo a concorrere alle spese pubbliche in ragione della capacità contributiva di ognuno. In altri casi questi doveri non comportano, in caso di mancata osservanza, una sanzione e hanno quindi un significato di carattere morale: tale è il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società (art. 4).