pàtria

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sf. [sec. XIII; dal latino patría (terra), (la terra) dei padri].

1) Il territorio dove un popolo abita e al quale è spiritualmente legato da vincoli storici, in quanto in tale ambito spaziale si è sviluppato come comunità caratterizzata da specifici e omogenei attributi di lingua, di religione, di tradizione. Concetto già assai vivo presso le più antiche civiltà, che ne avvertivano soprattutto il significato religioso di terra che accoglieva le ossa dei padri, è venuto assumendo nel corso dei secoli una connotazione più politicizzata, identificandosi anche con le istituzioni statali, operanti all'interno di determinati confini territoriali. Il risveglio nazionale, tipico del sec. XIX, rese l'idea di patria connaturale a quella di nazione, intesa come collettività formatasi e cresciuta su di un proprio suolo storicamente identificato, del quale aveva diritto a reclamare l'indipendenza politica nei confronti di altre entità nazionali. Più in particolare, la regione, la città, il paese natale: Busseto è la patria di Verdi;patria d'elezione, il Paese in cui uno si stabilisce; la patria celeste, il paradiso.

2) Per estensione, luogo di origine di animali o piante, nel quale essi trovano le condizioni più adatte per vivere e svilupparsi; anche il luogo d'origine di un prodotto, di un'ideologia, di un'istituzione, di un costume e simili: la Cina è la patria del baco da seta; l'Italia è la patria del melodramma; la patria delle idee illuministiche è la Francia. Anche il Paese che si considera più adatto ai propri bisogni, più conforme ai propri ideali: “La mia patria or è dove si vive” (Pascoli). In particolare, in geologia, regione di provenienza di una falda di ricoprimento di tipo gravitativo o, più in generale, di una coltre alloctona di cui non sia più possibile la ricostruzione dei rapporti con l'autoctono.

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