devozióne

(anticamente divozióne), sf. [sec. XIII; dal latino devotío-ōnis, voto].

1) Atteggiamento di affetto e reverenza dell'anima verso Dio, ottenuto con la meditazione, la preghiera, la frequenza nell'uso dei sacramenti, ecc. Al pl., le devozioni, le pratiche pie che manifestano esternamente la devozione: il segno della croce, la Via Crucis e quelle indirizzate al sacro cuore di Gesù, alla Madonna, ai santi.

2) Affettuoso e deferente legame con una persona; per estensione, attaccamento, dedizione: devozione per il padre o verso il padre. Ant. e lett., fedeltà, assoggettamento a un principe, a un governo.

3) Nel Medioevo italiano (e in particolare umbro), le flagellazioni penitenziali cui si sottoponevano i Disciplinati; quindi, nel sec. XIV, sinonimo di lauda (ma con accentuazione degli elementi drammatici e una struttura più complessa) e poi di sacra rappresentazione, da cui si differenziava per il prevalere del fatto religioso su quello scenico, per cui si svolgeva in chiesa.

4) Rito romano (devotio) per il quale un comandante di esercito, sotto la minaccia di una sconfitta, restaurava le sorti votando se stesso alla morte. La tradizione ricorda i casi di devozione di Decio Mure contro le città latine e di suo nipote contro i Galli.