cratóne
sm. [sec. XX; dal greco krátos, forza, potenza]. Termine introdotto nel 1936 da H. Stille per indicare una vasta area di superficie terrestre, di relativa stabilità, almeno a partire dalle ere geologiche note, corrispondente a uno zoccolo continentale, in contrapposizione a orogene, zona interessata da fenomeni orogenetici. Inizialmente si distinsero cratoni continentali o altocratoni e cratoni oceanici o bassocratoni; attualmente si preferisce limitare il concetto di cratone alle zolle continentali, escludendo le aree oceaniche. Le caratteristiche dei cratoni sono la stratificazione suborizzontale, lo spessore costante delle formazioni, la densità progressivamente crescente verso il basso, la topografia normalmente livellata, il gradiente geotermico normale su ampie zone. Nell'ambito di un cratone le parti più stabili sono talora indicate come aree di piattaforma del cratone, mentre le zone con tendenza alla subsidenza identificano i bacini cosiddetti intracraterici.