cooperativismo
sm. [sec. XIX; da cooperativo]. Movimento politico-sociale diretto a superare le forme di sfruttamento del mercato, dipendenti da posizioni monopolistiche, attraverso un'associazione per categorie economiche, che meglio risponda alle esigenze del singolo. Lo sviluppo dell'associazionismo operaio ha spesso coinciso con la nascita di tendenze cooperative nei gruppi sociali più deboli, che, collegando le rispettive risorse e capacità, hanno cercato di eliminare la speculazione commerciale (cooperative di consumo) e la dipendenza dei livelli di occupazione dalle scelte dei possessori di capitale (cooperative di produttori e lavoratori). Dalla metà del sec. XIX il cooperativismo si diffuse, prima in Gran Bretagna poi nel resto dell'Europa e negli USA, propugnato da numerose correnti ideologiche. In Italia il cooperativismo, diffusosi soprattutto nel nascente “triangolo industriale” (Lombardia, Piemonte, Liguria) e nelle campagne emiliane, sfociò nella costituzione della Lega Nazionale delle Cooperative (1886), diretta da A. Maffi e da C. Romussi. Dapprima di ispirazione unicamente mazziniana, il cooperativismo ebbe rapido incremento quando fu accolto nei programmi del partito socialista e del movimento cattolico (la Confederazione cooperativa italiana, di ispirazione cattolica, fu fondata nel 1919). Il movimento cooperativo riveste notevole importanza nell'economia italiana ed è organizzato, nella sua stragrande maggioranza, in tre centrali: Lega Nazionale delle Cooperative; Confcooperative; Associazione Generale Cooperative.