causativo
Indiceagg. [sec. XIV; dal latino tardo causatīvus, da causāri, causare].
1) Capace di essere causa, cioè di provocare un effetto: “la medicina... ha virtù e qualità causative della sanità” (Savonarola).
2) In grammatica, di un verbo il cui soggetto fa compiere l'azione espressa dalla radice verbale. Così in latino dalla radice verbale dec- (che appare a grado zero in disco “io apprendo” <di-dc-sco) si ha il causativo doceo (faccio apprendere, insegno). In greco phobéō (faccio fuggire, metto in fuga) è il causativo di phébomai (fuggo). I causativi sono caratterizzati dal vocalismo o rispetto al vocalismo e della radice verbale; sono molto diffusi in indiano antico dove l'originaria vocale e della radice verbale appare come a, mentre l'originaria vocale o della forma di causativo appare come ā per la legge di Brugmann: dalla radice pad- (andare) si forma il causativo pādayāmi (faccio andare). Nelle lingue germaniche l'originaria opposizione tra la vocale e della radice verbale e la vocale o del causativo si è normalmente risolta in un'opposizione tra i ed e: così il verbo inglese to set (porre) è propriamente il causativo del verbo to sit (sedere; con l'evoluzione di significato da far sedere a porre, collocare), e analogamente il verbo tedesco setzen (porre) è il causativo di sitzen (sedere).