campanile

sm. [sec. XIV; da campana].

1) Edificio di solito a forma di torre attiguo alla chiesa avente in cima una cella in cui sono sospese le campane (perché il loro suono si diffonda più ampiamente); campanile a vela, costituito da un muro sovrastante la facciata o il fianco della chiesa, traforato da archi in cui sono situate le campane. Fig.: lungo come un campanile, sembra un campanile, detto di persona molto alta; spesso come simbolo del paese natio: è sempre vissuto all'ombra del suo campanile; amore di campanile, attaccamento tenace al paese nativo; questioni, rivalità di campanile, ristrette all'ambito del proprio paese e quindi anguste, meschine. Isolato o incorporato in un edificio di culto, unisce il significato funzionale a quello simbolico, prevalente nell'epoca moderna. Inizialmente si ebbe una notevole diffusione (ca. sec. IX-X) dei campanili cilindrici (S. Apollinare in Classe e S. Apollinare Nuovo a Ravenna); peraltro i primi campanili a base quadrata sono all'incirca contemporanei di quelli cilindrici come il campanile dei Monaci a S. Ambrogio (sec. IX) e quello di S. Satiro (sec. IX-X), entrambi a Milano. In Italia prevalsero in epoca romanica i campanili quadrati o rettangolari, che potevano essere meglio accostati alla chiesa. Non mancano però gli esempi di campanili poligonali (S. Gottardo a Milano, ottagonale; S. Andrea a Orvieto, dodecagono). In Francia e in Germania i campanili, in numero di due o anche quattro, simmetricamente disposti, facevano il più delle volte parte integrante della chiesa, così nell'età romanica come in quella gotica, fino a quella barocca. Talora il tiburio, posto all'incrocio fra la navata centrale e il transetto, si alzò a forma di torre; questa, detta “nolare” quando portava campane e sostituiva il campanile, fu largamente adottata nelle chiese abbaziali, divenendo talora l'elemento dominante della chiesa stessa (Chiaravalle Milanese).

2) Nel gioco del calcio: tiro a campanile, che imprime al pallone una lunga traiettoria verticale.