bruciatóre
sm. [da bruciare]. Dispositivo adatto a promuovere una razionale combustione nei focolari di caldaie, forni, stufe, ecc. mediante il quale il combustibile e l'aria comburente vengono miscelati e immessi nel focolare stesso. Si hanno bruciatori per combustibili solidi (in forma di polverino, generalmente di carbone), liquidi e gassosi. Nei bruciatori per polverino il mezzo propellente è una parte (ca. 30%) della stessa aria comburente (aria primaria), mentre la restante parte (aria secondaria) viene introdotta direttamente nella camera di combustione. Sia l'aria primaria sia la secondaria vengono preriscaldate alla temperatura di 80÷100 ºC, spesso utilizzando apposite intercapedini ricavate nelle pareti della camera di combustione. La combustione a polverino può avvenire con eccessi d'aria bassi (intorno al 20%) e rendimenti elevati, anche con combustibili scadenti. I bruciatori per combustibile liquido possono essere a polverizzazione o a evaporazione. In quelli a polverizzazione il combustibile viene polverizzato prima di essere miscelato con l'aria primaria, allo scopo di permettere una combustione quanto più completa possibile. La polverizzazione può essere ottenuta meccanicamente o impiegando aria soffiata (a bassa pressione o compressa) oppure ricorrendo a vapore saturo secco o surriscaldato. Nei bruciatori a polverizzazione meccanica il combustibile viene addotto all'orifizio del bruciatore attraverso canaletti che gli imprimono una forte turbolenza; lo schema adottato è quasi sempre a riflusso, cioè con ritorno della quantità in eccesso, rispetto al consumo del bruciatore, al serbatoio di presa della pompa. Il polverizzatore può essere di tipo chiuso, se esiste una valvola a spillo che parzializza l'orifizio di uscita, o aperto, se tale valvola manca. Sono in uso inoltre bruciatori detti rotativi, nei quali la polverizzazione del combustibile avviene per azione della forza centrifuga impressa da una coppa rotante e dell'aria fornita da un ventilatore. L'accensione è assicurata spesso dalla presenza di refrattari mantenuti incandescenti sui quali è diretta la fiamma. Nel caso di iniezione mediante vapore o aria compressa la polverizzazione avviene spontaneamente e il combustibile brucia come un gas. I bruciatori a evaporazione vengono usati in impianti di importanza relativamente modesta: in questi tipi il combustibile viene immesso sul fondo di una coppa ed evapora per azione del calore prodotto dalla fiamma, bruciando nella parte superiore della coppa, dove si mescola con l'aria comburente. I bruciatori per combustibili gassosi sono costituiti da due tubi coassiali, dei quali quello interno è percorso dal combustibile, mentre l'aria primaria entra attraverso quello esterno; il trascinamento e la miscelazione avvengono a opera del combustibile, che provoca, in una sezione del condotto, strozzata allo scopo, l'effetto Venturi richiamando in aspirazione l'aria. La miscelazione con l'aria secondaria, richiamata di solito dal tiraggio, avviene nella camera di combustione. Su questo principio si fondano praticamente tutti i bruciatori a gas, da quelli industriali fino ai tipi per uso domestico e ai becchi Bunsen. Una categoria particolare di bruciatori possono essere considerati gli iniettori di combustibile applicati alle turbine a gas e ai motori Diesel. Il polverizzatore più usato per le turbine a gas è del tipo aperto a riflusso con regolazione della portata di combustibile iniettato sulla tubazione di ritorno. Nei motori Diesel i polverizzatori di gasolio possono essere di tipo chiuso o più raramente di tipo aperto, con iniezione meccanica o pneumatica.