brina

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sf. [sec. XIII; latino pruīna, rugiada gelata].

1) Deposito di cristalli di ghiaccio in forma di granuli e di aghetti bianchi o semitrasparenti, prodotti sia per congelamento al suolo delle goccioline di rugiada sia per sublimazione del vapor acqueo emesso per traspirazione dalla vegetazione e per risalita capillare dal terreno o già presente nell'atmosfera. La brina si forma solitamente nelle ore notturne per raffreddamento sotto 0 ºC dovuto a emissione di radiazione, favorito da condizioni di tempo buone, con cielo sereno, limpido e con assenza di vento. È dannosa per la vegetazione soprattutto nei periodi cruciali del ciclo vegetativo, all'inizio dell'autunno e nella tarda primavera. Fenomeni analoghi alla brina sono la calabrosa, la galaverna e il vetrone.

2) Fig. poetico, la prima canizie: “osservare dietro alle orecchie, specialmente, per vedere a che punto è la brina” (De Amicis); anche colorito candido della pelle.

3) In medicina, brina uremica, deposizione sulla cute del viso e del torace di piccolissimi cristalli di acido urico o urea nei casi più gravi di uremia .

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