bipènne
sf. [sec. XIII; dal latino bipĕnnis]. Ascia a doppio tranciante in pietra levigata, che appare nell'Eneolitico. È da considerarsi un'arma, più che un utensile, essendo foggiata in pietra. L'immanicatura avveniva attraverso una perforazione centrale. Alcuni tipi, dal tranciante che si allarga su una sola faccia, sono detti naviformi. Intorno al sec. X a. C. si trova, nel Mediterraneo orientale, l'ascia bipenne come oggetto di culto, associata a corni di consacrazione e ad altri simboli rituali. In ambito etrusco si hanno, a Tarquinia, riproduzioni della bipenne sia in ceramica (sepoltura orientalizzante di Poggio Gallinaro), sia nelle raffigurazioni delle tombe dipinte. Arma caratteristica dei Traci e degli Sciti, fu usata dai Greci e dagli Egizi nei combattimenti di mare, così come dai Romani, che se ne servivano anche per sacrifici rituali. Presso i Galli, i Germani e specialmente i Franchi, la bipenne, micidiale arma da combattimento, era in genere di bronzo, con un lungo manico di legno, spesso intarsiato e lavorato. Il suo uso si protrasse anche nel Medioevo.