base (topografìa)

nel rilevamento geodetico e topografico, effettuato mediante triangolazioni, si definisce base misurata la distanza misurata direttamente tra due punti, detti estremi della base, al fine di calcolare gli altri due lati del triangolo dopo averne misurato gli angoli. Prima dell'impiego di distanziometri, geodimetri e tellurometri, la lunghezza della base veniva determinata, riportando in successione, sulla distanza da misurare, dei campioni di misura (spranghe e fili invar di lunghezza nota, quali l'apparato di Bessel e quello di Jaderin). Con tali apparati furono misurate in Italia tra il 1859 ed il 1878 le basi di Foggia, Napoli, Catania, del Crati, di Lecce, Udine, Somma e Ozieri. L'ultima base fu misurata nel 1895 a Piombino. Generalmente la base ha una lunghezza di circa 10 km. Data l'alta precisione che si voleva raggiungere (1:1.000.000), era necessario ubicare la base su un terreno pianeggiante, il più possibile uniforme e privo di ostacoli. La base calcolata invece deriva dallo sviluppo della base misurata, mediante il calcolo dei lati e la misura degli angoli di una serie di triangoli successivamente crescenti. Lo sviluppo della base così realizzato è detto romboidale e fu introdotto per la prima volta nel 1617 da V. Snellius nelle misure di triangolazione. Le basi calcolate sono dell'ordine di alcune decine di chilometri. L'errore massimo ammissibile della base misurata deve essere dell'ordine del milionesimo (1:1.000.000), mentre quello della base calcolata dell'ordine del centimillesimo (1:100.000). Infatti durante lo sviluppo della base si perde in precisione a causa delle misure angolari. Nel rilevamento di dettaglio la misura della base interviene per determinare la distanza o il dislivello di un punto generalmente inaccessibile. In tal caso la base dicesi ausiliaria o piccola base e viene misurata direttamente con rotella metallica o indirettamente con teodolite e stadia orizzontale o verticale. In genere la base è un decimo della distanza da calcolare.