autorotazióne
sf. [auto-+rotazione]. Termine che, in aeronautica, indica due fenomeni distinti, relativi l'uno al volo di aerei, l'altro al volo di elicotteri e autogiri. Nel primo caso, l'autorotazione è il fenomeno che si manifesta quando un aereo, in volo a incidenze prossime a quelle di stallo, inizia, per una qualsiasi causa, una rotazione di rollio. La composizione della velocità d'avanzamento con la velocità di rotazione, traducendosi in un aumento di incidenza della semiala che si abbassa e in una diminuzione per quella che si innalza, produce normalmente parallele variazioni di portanza, il cui effetto risulta quindi quello di contrastare la rotazione di rollio. Può accadere pertanto che l'incremento d'incidenza della semiala che si abbassa ne provochi lo stallo, e quindi una diminuzione (e non un aumento) della portanza, il cui risultato può essere quello di far sì che la rotazione di rollio non venga frenata, ma possa anzi giungere a condizioni di regime, dette appunto di autorotazione. Nel caso dell'elicottero, l'autorotazione è la condizione di funzionamento al regime in cui il rotore non richiede alcuna coppia motrice per essere mantenuto in rotazione formando trazione, bastando a questo scopo l'effetto del flusso d'aria che ne attraversa il disco dal basso verso l'alto. Qualunque rotore, pur potendo le sue condizioni di autorotazione variare considerevolmente in funzione delle caratteristiche aerodinamiche dei profili delle pale, delle loro incidenze, della velocità di rotazione e della velocità con cui l'aria attraversa il disco del rotore, può sempre autoruotare, e questa caratteristica viene sfruttata per garantire all'elicottero la possibilità di discendere a velocità non eccessivamente elevata (generalmente dell'ordine dei 10 m/s) nel caso venga a mancargli potenza. L'autogiro, il cui rotore non è collegato ad alcuna unità motrice e viene mantenuto in rotazione per effetto del vento relativo, a differenza di aerei ed elicotteri vola costantemente in condizioni di autorotazione.