autofòcus
sm. inv. [sec. XX; auto-+inglese focus, fuoco (di un sistema ottico)]. Obiettivo di un apparecchio ottico (macchina fotografica, proiettore e simili) in grado di eseguire automaticamente la messa a fuoco; anche come agg. inv.: preferisco i modelli autofocus. Per estensione, l'apparecchio stesso dotato di tale dispositivo. L'estrema miniaturizzazione dei circuiti elettronici, e, soprattutto, la notevole riduzione dei costi hanno fatto sì che la gran parte delle macchine fotografiche successive agli anni Novanta del sec. XX siano dotate di autofocus. In alcune macchine compatte viene definito autofocus un obiettivo a fuoco fisso che sfrutta la notevole profondità di campo dovuta a un diaframma molto chiuso. I sistemi autofocus più sofisticati hanno caratteristiche particolari: la triangolazione e la rivelazione del "più nitido". Il primo utilizza due lenti (la lente base e quella di riferimento) che sono posizionate a una certa distanza; l'immagine che si forma scaturisce dalla sovrapposizione perfetta di due immagini, in pratica un telemetro. Il sistema a telemetro è usato nelle macchine fotografiche tradizionali e, in una versione speciale, nelle reflex dove un sistema a prismi sostituisce la seconda lente (telemetro a immagine spezzata). Il sistema del "più nitido" è, invece, basato sul rilevamento della posizione nella quale l'obiettivo fornisce l'immagine più nitida. Nelle fotocamere e videocamere, dotate di sensore, si effettua la misurazione autofocus usando lo stesso sensore di ripresa. Tale sensore è suddiviso in aree (da 3 a 11) mentre un microprocessore rivela la nitidezza di ogni area, decidendo quale delle zone comprenda il soggetto e regolando la messa a fuoco a quella distanza. Per un buon funzionamento di questi sistemi è necessaria una minima illuminazione fornita da un infrarosso. Alcuni sistemi autofocus usano anche un metodo di inseguimento del soggetto in grado di riconoscerne il movimento prevedendo anche la posizione della messa a fuoco.