attenzióne

Indice

Lessico

sf. [sec. XIV; dal latino attentío-ōnis, da attendĕre, rivolgere la mente].

1) Concentrazione della mente su un determinato oggetto sensibile o intuibile: “quello che luccica ferma sempre l'attenzione della gente” (Baldini); prestare, fare attenzione, concentrare i sensi e le facoltà mentali; destare, stimolare l'attenzione, suscitare l'interesse, la curiosità; mettere attenzione in qualche cosa, applicarvisi con passione; attenzione!, richiamo a stare attenti o avvertimento di pericolo.

2) Al pl., premure, cortesie, riguardi: usare tutte le attenzioni verso l'amica; spesso le piccole attenzioni risultano le più gradite.

Psicologia

Secondo la classica definizione di William James, l'attenzione è il “prendere possesso con la mente in forma vivida e chiara di un oggetto o di un pensiero tratto da quelli che sembrano possibili simultaneamente. La focalizzazione e la concentrazione della coscienza ne costituiscono l'essenza. Essa implica il ritrarsi da alcune cose per poterne trattare altre con efficacia”. In tale senso l'attenzione, considerata a lungo una facoltà psichica primaria, è stata oggetto di molti studi tra la fine del sec. XIX e i primi del XX. Tra gli scienziati che maggiormente vi si interessarono merita di essere ricordato E. B. Titchener, che tentò di precisare le leggi che la regolano. L'interesse per l'argomento fu stimolato, dopo il 1953, dagli studi di E. Colin Cherry e soprattutto di D. E. Broadbent. Il concetto si era però andato in parte trasformando e ampliando rispetto a quello originario; attualmente gli studi sull'attenzione, che costituiscono uno dei più importanti capitoli della psicologia sperimentale contemporanea, si rivolgono sostanzialmente verso i seguenti problemi: A) Concentrazione mentale, impegno in una determinata operazione mentale, che esclude gli stimoli esterni distraenti; B) Vigilanza, capacità di rilevare determinati stimoli ogni qualvolta si presentino: implica uno stato di alertness; C) Attenzione selettiva, possibilità di selezionare un messaggio a cui rispondere fra i molti che vengono inviati: tale situazione viene indicata come cocktail party problem; D) Ricerca, capacità di scegliere, fra vari segnali inviati, un insieme che sia omogeneo per qualche particolare caratteristica; E) Attivazione, disposizione a ricevere segnali futuri di qualsiasi tipo; F) Set, attitudine a rispondere in un dato modo a un certo evento futuro; G) Analisi della sintesi, capacità di scomporre una situazione di stimolazione nelle sue componenti e di rilevare le relazioni che le tengono legate. Secondo un modello proposto da D. O. Hebb, l'attenzione può definirsi come una facilitazione alla ricezione, a livello del sistema nervoso centrale, di uno stimolo sensoriale, facilitazione indotta a sua volta da processi di pensiero che precedono lo stimolo stesso. "Per figura 1 vedi a pag.104 del 3° volume." , "Per il modello di D.O. Hebb vedi schema al lemma del 3° volume." dove C, X e Y rappresentano dei raggruppamenti funzionali di cellule nervose (cell assemblies): essi vengono eccitati solo se attivati contemporaneamente sia da stimoli sensoriali (S) sia da stimoli centrali (C), derivati questi ultimi dai processi di pensiero. Nei raggruppamenti indicati con X e Y l'eccitazione rimane sotto il livello di soglia, in quanto i primi ricevono solo impulsi di origine centrale e i secondi solo impulsi sensoriali. Il livello di attività di C, invece, ricevendo impulsi sia di origine centrale sia di origine sensoriale, supera il livello di soglia e quindi solo il raggruppamento C, e non X e Y, entra in funzione. Tra i recenti modelli teorici dell'attenzione presentano un particolare interesse la teoria del filtro di Broadbent e i cosiddetti modelli di attenuazione, di cui i due più rappresentativi si devono ad A. M. Treisman e a J. A. e D. Deutsch, rielaborati da D. A. Norman (1969). Dato che le successive ricerche hanno potuto dimostrare che tra queste due fondamentali teorie quella dovuta ad A. M. Treisman rappresenta la teoria corretta, ci limiteremo a esporre il modello di D. A. Norman, per più versi simile a quella di A. M. Treisman. "Per figura 2 vedi a pag. 104 del 3° volume." "Per il modello di D.A. Norman vedi schema al lemma del 3° volume." I segnali fisici, dopo essere giunti al sistema sensoriale, vengono sottoposti ad analisi in particolari centri, analisi da cui vengono tratti i parametri che li caratterizzano; questi vengono inviati a un centro di memoria, in cui sono depositate le rappresentazioni dei segnali. Le strutture corrispondenti a tali rappresentazioni vengono così poste in eccitazione. Contemporaneamente viene però condotta un'altra analisi a livello centrale da parte di alcune strutture particolari, in rapporto alle attese dell'individuo e (nel caso, per esempio, di un segnale verbale) del suo sistema linguistico; tale analisi mira a rilevare la pertinenza del segnale atteso. Le strutture delle rappresentazioni di segnali giudicati pertinenti vengono poste in eccitazione tramite questa analisi; una struttura (rappresentata in grigio nella figura) che ricevendo una duplice eccitazione supera il livello di soglia viene così selezionata. L'esito della selezione è rinviato al centro di pertinenza, in modo da rendere sempre più adeguate le ulteriori risposte.

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