attacco (militaria)
avanzata di un'unità militare con movimento e fuoco coordinati, per il raggiungimento dell'obiettivo assegnatole. Nell'attacco l'azione della fanteria si esplica mediante un'impetuosa avanzata, concentrando gli sforzi verso i punti più deboli del dispositivo nemico. Attraverso questi corridoi s'incanaleranno i rincalzi e le riserve per allargarli e approfondirli in modo da avanzare nelle direzioni più utili per il raggiungimento degli obiettivi prefissi. L'esperienza dei due conflitti mondiali ha insegnato che le forze attaccanti devono progredire a ogni costo senza preoccuparsi se i reparti laterali avanzino o no; il contatto con i reparti laterali deve essere cercato sempre avanzando e mai retrocedendo. L'azione dell'artiglieria deve consistere nella distruzione delle difese, delle batterie e delle truppe nemiche. Questo compito distruttivo di uomini e mezzi, essenziale per la buona riuscita di un attacco, è espletato anche dall'aviazione mediante bombardamento e mitragliamento. Nella guerra moderna, l'azione dell'aviazione, da secondaria che era, è diventata la principale. È infatti impensabile un attacco non preparato e non protetto da un adeguato dispositivo aereo. L'aviazione può rendere preziosi servizi anche nella fase preparatoria di un attacco mediante l'osservazione e la rilevazione delle forze e degli apprestamenti nemici. Inoltre, mediante il trasporto di speciali unità e il lancio di paracadutisti, l'aviazione consente l'impiego di forze che, basate soprattutto sull'elemento sorpresa, si sono rivelate molto spesso determinanti per scardinare la difesa nemica, assicurando così il buon esito dell'azione. Altro elemento insostituibile di un attacco terrestre sono i carri armati e le forze corazzate in genere. Con la loro massa e forza d'urto, aprono varchi nelle posizioni avversarie, penetrano nelle retrovie, raggiungendo anche obiettivi lontani dalla linea del fuoco provocando così spesso panico e disorganizzazione nell'avversario. Con il loro fuoco, poi, sono in grado di annullare punti di appoggio nemici che si rivelino improvvisamente durante l'attacco. A conclusione, si potrà dire che per battere un avversario non è necessario vincerlo ovunque, il che richiederebbe ingentissimi mezzi, ma è necessario batterlo in una zona ben scelta in modo che rotto in questa zona esso non sia più in grado di resistere nelle altre e sia costretto a ritirarsi. Quando questo concetto venga celermente e vigorosamente attuato si può vincere un nemico anche superiore di forze. Il principio di compiere lo sforzo nel punto e nel momento decisivi è valido per qualunque attacco, sia esso condotto da grandi unità come da unità minori o minime quali il plotone e la squadra.