asianésimo o asianismo
sm. [da asiano]. Indirizzo dello stile oratorio ellenistico, in Grecia e in Roma. L'asianesimo greco, sorto ad Atene nel sec. III a. C., era caratterizzato dalla ricerca degli effetti mediante frasi spezzate e ritmiche, concetti arguti, gusto della novità. Ebbe tra i suoi primi cultori il retore e storico Egesia di Magnesia. Più tardi (sec. I a. C.) gli oratori asiani propugnarono un linguaggio poetico e uno stile frondoso e magniloquente, atto a sbalordire l'uditorio; tra i principali rappresentanti furono Menecle e Ierocle d'Alabanda, Eschilo di Cnido, Eschine di Mileto. Il conflitto tra l'enfasi, la sonorità, la pateticità degli oratori asiani e le opposte qualità degli atticisti fu particolarmente vivo a Roma nell'età di Cicerone, quando, importato dopo le conquiste e i contatti romani con l'Asia, l'asianesimo vi era ormai diffuso da un secolo. Visse allora il più celebre degli oratori latini di scuola asiana, che era stato a sua volta di poco preceduto da Marco Antonio: Quinto Ortensio Ortalo, amico e rivale di Cicerone; Cicerone stesso, pur nella sua posizione mediana fra i due stili, ha più forti coloriture asiane. § Il termine è stato ripreso in età moderna per definire lo stile di alcune correnti dell'arte figurativa ellenistica, con particolare riguardo allo stile “barocco” e magniloquente delle scuole di Rodi e Pergamo.