arcolàio
sm. [sec. XIV; da arco, prob. tramite l'antico pl. arcora]. Attrezzo in uso fin dal Medioevo con lo scopo di avvolgere la lana, e in seguito altri filati, in matasse; o di svolgerla per farne gomitoli; si dà talvolta il nome di arcolaio anche a un tipo primitivo di filatoio in cui il fuso era sprovvisto di alette. Il primo tipo di arcolaio, nella sua forma più moderna, è costituito da quattro bracci registrabili su un perno rotante, a un'estremità dei quali sono fissati tondini metallici a forma di semicirconferenza; su essi, fatti ruotare a mano direttamente o per mezzo di una trasmissione cinghia-puleggia, si avvolge la matassa di filo o si svolge la stessa per farne gomitoli. L'arcolaio filatoio, detto anche arcolaio a mano o mulinello, i cui primi esemplari compaiono in disegni del Trecento, consta di una ruota azionata a mano che, per mezzo di una cinghia, fa girare una puleggia più piccola su cui è fissato il fuso; dando a quest'ultimo un certo numero di rotazioni in un senso e nell'altro, la filatrice otteneva la torcitura e l'avvolgimento delle fibre.