archìvio
IndiceLessico
sm. [sec. XVI; dal greco archêion, sede dei magistrati, tramite il latino tardo archī(v)um]. Raccolta di atti e documenti pubblici o privati che riguardino un ente politico o amministrativo, un'azienda, un istituto sociale o culturale e anche singole famiglie o persone: archivio privato; archivio segreto. Archivi ecclesiastici, provenienti cioè da enti ecclesiastici e comprendenti: l'archivio pontificio vaticano, che raccoglie i documenti della Chiesa, gli archivi metropolitani o arcivescovili, gli archivi diocesani o vescovili, gli archivi parrocchiali, ecc. Anche il luogo in cui i documenti vengono custoditi. Fig., centro di raccolta, deposito del patrimonio storico e culturale: “l'Oriente, archivio delle antiche tradizioni e delle prime memorie” (Gioberti). Spesso usato come titolo di pubblicazioni e riviste: Archivio glottologico italiano. § Generalmente gli archivi si classificano in archivi vivi, appartenenti cioè ad amministrazioni, enti o persone ancora in vita e quindi suscettibili di aumenti e di trasformazioni, e archivi morti, nel caso opposto. Gli archivi vivi possono essere correnti, quando contengono atti relativi ad affari in corso, o di deposito, dove vengono passati gli atti ad affare concluso per essere conservati durante un periodo di tempo predeterminato per ogni serie di atti, trascorso il quale vengono versati in un archivio generale o inviati al macero. Si distinguono inoltre tra archivi generali, che raccolgono archivi di enti sia vigenti sia cessati e archivi (civili o ecclesiastici) particolari, concernenti cioè un solo ente.
Storia
L'origine degli archivi risale a epoca remota: da iscrizioni e testimonianze ne risulta già l'esistenza presso Babilonesi, Egizi ed Ebrei. Notizie più precise si hanno sugli archivi greci e romani, ai quali si deve il primo esempio di organizzazione sistematica, su cui si modelleranno le istituzioni successive. In Atene gli atti pubblici erano custoditi dapprima nei templi di Minerva all'Areopago e di Cerere e solo nel sec. IV a. C. si istituì un vero e proprio archivio di Stato nel Metròon, dove i cittadini potevano prendere visione dei documenti ivi conservati. L'istituzione di archivi per uso pubblico diventò frequente nell'età ellenistica. Nella Roma repubblicana i documenti più solenni venivano custoditi nei templi ed erano affidati ai sacerdoti: gli annali dei pontefici venivano custoditi nel tempio di Giunone, i senatoconsulti e le leggi nel tempio di Saturno, le tavole relative al censo dei cittadini nelle Aedes nimpharum del Campo di Marte. In seguito i sacerdoti furono sostituiti dai magistrati (censori, questori e prefetti), ma solo nel 78 a. C. fu costruito sul Campidoglio un edificio pubblico destinato ad archivio, il Tabularium, dove venivano custodite le tabulae delle leggi e i documenti dello Stato, ordinati cronologicamente e per materia. In età imperiale gli si affiancarono il Tabularium principis, l'archivio dell'imperatore, e numerosi Gesta municipalia, distribuiti nelle province. Questa imponente organizzazione si sfaldò durante le invasioni barbariche e la maggior parte del materiale depositato negli archivi andò distrutta o dispersa. L'unico esempio di archivio civile nell'alto Medioevo è quello di Aquisgrana, fondato da Carlo Magno, ma solo gli archivi ecclesiastici conservarono da quell'epoca in poi una certa continuità storica. Molta importanza tornarono ad avere gli archivi civili in Italia nell'età comunale, quando ogni comune raccolse i documenti concernenti la cosa pubblica, ordinati rudimentalmente ma già in senso moderno. Con l'avvento delle signorie lo sviluppo degli archivi subì un arresto, trasformandosi spesso da archivi pubblici in segreti. Successivamente, con il consolidamento delle monarchie europee si avviò quel processo di concentrazione degli archivi, dovuto alla natura accentratrice degli Stati, che confluirà nella creazione degli archivi generali. Così nel 1543 fu fondato a Simancas l'archivio della corona di Castiglia e nel 1578 in Inghilterra lo State Papers Office, mentre in Austria solo Maria Teresa nel 1749 riuscì a riunire tutti i documenti dell'impero nello Haus-Hofund Staatsarchiv di Vienna. Questo criterio di accentramento fu particolarmente favorevole alla storiografia, basata essenzialmente sull'indagine di documenti originali. Il fervore archivistico continuò nel sec. XVIII, quantunque gli archivi subissero gravi danni sia per errati metodi di classificazione sia per scarti inconsulti, dovuti all'indirizzo razionalistico-enciclopedico della cultura, che fece abbandonare il naturale ordinamento cronologico per abbracciare quello per materie, modellato sull'Encyclopédie francese. Dopo le spoliazioni compiute in tutta Europa da Napoleone, nel 1815, con l'affermarsi del principio di provenienza, certi accentramenti si ridussero e molti documenti tornarono alla loro sede originaria. Intanto, contemporaneamente all'organizzazione sistematica degli archivi, era sorta una nuova dottrina che si occupava dei problemi concernenti l'ordinamento degli stessi, l'archivistica.
Diritto: archivi civili
Secondo il diritto amministrativo italiano, gli archivi civili comprendono: A) gli archivi di Stato: sono organi periferici che dipendono da un ufficio centrale per i beni archivistici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (decreto legislativo 20 ottobre 1998, n. 368). Le funzioni dell'ufficio centrale per i beni archivistici riguardano la conservazione dei documenti dello Stato italiano e degli Stati italiani preunitari; la vigilanza sugli archivi non statali; la ricerca scientifica del settore e la documentazione. Gli archivi di Stato comprendono tutto il materiale costituito dagli atti che la pubblica amministrazione, gli uffici pubblici e la magistratura hanno redatto nei diversi tempi della loro funzione. A Roma esiste inoltre un archivio centrale, dove è possibile cercare la documentazione riguardante l'attività amministrativa dello Stato a partire dal 1861. Presso gli archivi più importanti sono aperte al pubblico scuole di paleografia, diplomatica e archivistica. B) Gli archivi comunali: sottoposti alla regolamentazione della legge comunale e provinciale, comprendono sia gli atti correnti sia quelli di deposito, di cui non è più necessaria l'evidenza. C) Gli archivi notarili: distinti in distrettuali e mandamentali, raccolgono gli atti ricevuti dai notai del relativo distretto notarile e le copie degli atti del locale ufficio del registro, dopo dieci anni dalla loro registrazione. D) Gli archivi di enti pubblici non statali ed E) gli archivi privati, sottoposti entrambi alla sopraintendenza della circoscrizione archivistica cui appartengono. In linea di principio gli archivi di Stato sono pubblici; esistono però restrizioni per gli atti segreti e per i documenti riguardanti la politica estera e interna dopo il 1877. La pubblicazione di documenti di politica estera dal 1861 al 1943 da parte del Ministero degli Esteri ha attenuato alquanto il rigore delle restrizioni. Gli archivi sono per legge possesso del demanio di Stato, se appartengono allo Stato; delle province e dei comuni se possesso dell'una o dell'altra di queste giurisdizioni.
Informatica: archivio elettronico
Strumento di conservazione delle informazioni attuato attraverso l'informatica. Il tipo più diffuso per la maggiore efficienza funziona attraverso una rete cosiddetta “a stella”: un elaboratore centrale opera contemporaneamente con vari terminali periferici. Con questo metodo sono possibili accessi simultanei da sedi diverse. Le informazioni desiderate si ricevono attraverso l'uso di parole-chiave che consentono di accedere al documento e agli estratti desiderati. Un archivio di questo tipo è molto costoso a causa della necessità di usare memorie di massa di miliardi di byte e richiede un'assistenza tecnica continua. Meno dispendioso ma ugualmente funzionale è un archivio distribuito in cui le informazioni sono contenute in tanti piccoli elaboratori dislocati in varie sedi. Un esempio tipico è la rete Internet in cui milioni di elaboratori interconnessi creano un unico enorme archivio accessibile da ogni punto della Terra.