agglomerazióne

Indice

Lessico

sf. [da agglomerare].

1) Atto ed effetto dell'agglomerare e dell'agglomerarsi.

2) Processo che permette di ottenere materiali compatti (agglomerati) mediante compressione a caldo oppure mediante azione di sostanze agglomeranti o leganti. Nell'industria mineraria è più proprio il termine brichettazione.

Metallurgia

L'agglomerazione è uno dei trattamenti preliminari cui vengono sottoposti i minerali fini prima del caricamento nei forni metallurgici allo scopo di ottenere la pezzatura richiesta dai vari forni e utilizzare quei materiali minuti che altrimenti si dovrebbero scartare per la loro notevole tendenza all'ostruzione e alla facile asportabilità da parte di flussi gassosi. L'intimo meccanismo con cui avviene l'agglomerazione è dovuto alla formazione di sostanze a basso punto di fusione che fungono da legante tra le diverse particelle ricristallizzando in nuove fasi. Importante anche la diffusione allo stato solido. Ambedue i fenomeni sono favoriti dalle elevate temperature a cui si opera. Il metodo seguito per ottenere l'agglomerazione è la compattazione termica di una miscela opportuna di polvere di minerale mista a carbone; tale processo può essere realizzato con sistemi continui o discontinui. In modo discontinuo, non più usato industrialmente, si può operare la combustione o in grosse caldaie di ghisa oppure in cumuli sul terreno, opportunamente preparato, nei quali la fiamma procede dall'alto verso il basso. L'operazione con sistema continuo viene eseguita in forni di tipo Dwight-Lloyd. Questi, molto usati nei moderni impianti, sono costituiti da una catena di griglie, che nel loro movimento passano successivamente sotto le tramogge di carica contenenti sia la miscela da agglomerare sia il carbone, e da un bruciatore che provvede all'accensione della carica: una volta iniziata la combustione, essa è attivata da una corrente forzata di aria che attraversa dall'alto verso il basso lo strato caricato, essendo aspirata dalle cappe poste sotto le griglie; con questo sistema si ottiene anche un altro effetto desiderabile: l'arrostimento del minerale. La tendenza moderna è quella di caricare nella miscela iniziale anche parte del fondente richiesto nelle lavorazioni successive, con notevoli miglioramenti del ciclo produttivo.

Urbanistica

Il termine agglomerazione è usato soprattutto nella letteratura urbanistica francese per indicare l'insieme costituito dal centro urbano e dai sobborghi che vi gravitano intorno. Difficile da definire, comprendendo oltre alle aree edificate i grandi spazi verdi e di ricreazione, l'agglomerazione è in genere caratterizzata dai rapporti di complementarietà che si instaurano fra le sue parti più che da precisi limiti esterni. Fra i diversi indici adottati meritano di essere considerati l'area interessata dagli spostamenti quotidiani tra abitazione e centri di attività, i livelli di concentrazione e densità, la percentuale di popolazione occupata in attività non agricole. L'uso di tale termine indica l'adeguamento del concetto tradizionale di città al tipo più articolato di formazione urbana oggi generalmente diffuso. L'agglomerazione, coerentemente con le osservazioni sulla situazione parigina che sono all'origine di tale definizione, si distingue dai termini in parte analoghi di conurbazione e area metropolitana, in quanto sottintende un ruolo egemonico del centro rispetto all'insieme. Il concetto di agglomerazione è in fase di continua rivisitazione, alla luce delle nuove tendenze non tanto urbanistiche, quanto industriali. Per il primo aspetto, l'agglomerazione, tipica dello stadio iniziale di crescita delle città, tende sempre più a interessare nuovi areali geografici, situati nei Paesi in via di sviluppo, o addirittura sottosviluppati. Mentre, infatti, nelle aree a economia matura il fenomeno del decentramento residenziale evidenzia la formazione e il consolidamento di conurbazioni o vere e proprie regioni urbanizzate (fino alle megalopoli), in cui è la diffusione dei servizi, insieme alla mobilità della popolazione, ad attenuare le forze centripete della città, nelle aree in cui è mancato, o è tuttora incipiente, il decollo industriale ingenti flussi di emigrazione dalle zone rurali si riversano in enormi agglomerazioni intorno alle città divenute centrali. È, questo, il caso delle capitali dei Paesi di più recente decolonizzazione (soprattutto africani), dove l'apparato burocratico e la moltiplicazione dei circuiti commerciali, al livello più banale, offrono l'illusione di condizioni di vita urbana, in realtà miseramente surrogate dalla riproduzione di modalità abitative e meccanismi di autosussistenza propri dei villaggi di origine. Ma è, soprattutto, il caso di alcuni grandi Paesi emergenti (Messico, Brasile, Argentina, Perú, Cina, India, Filippine, Egitto), dove lo sviluppo economico tende a concentrarsi e, con esso, crescono agglomerazioni di oltre 5, ma anche 10-15 milioni di ab. (Città di Messico, San Paolo, Buenos Aires, Lima, Pechino, Shanghai, Kolkata, Mumbay, Manila, Il Cairo), finora con struttura decisamente monocentrica. In Italia, resta sostanzialmente agglomerativa la struttura delle più grandi città centro-meridionali (Roma, Napoli, Palermo), mentre altre, come Bari e Catania, manifestano la tendenza a decentrare funzioni, oltre che popolazione, in aree metropolitane relativamente estese. Dal punto di vista industriale, l'agglomerazione ha rappresentato classicamente il luogo di elezione per lo sfruttamento delle cosiddette “economie di scala esterne”, evidenti in termini infrastrutturali (nodi di comunicazione, servizi a rete) nonché di approvvigionamento delle materie prime e della forza-lavoro. Le attuali tendenze alla delocalizzazione, da un lato, manifestano le conseguenze di sopravvenute “diseconomie da congestione”, dovute alla crescita eccessiva dell'agglomerazione, e, dall'altro lato, esprimono l'affermarsi di un nuovo modello di sviluppo, fondato su aziende di piccole dimensioni, a localizzazione diffusa sul territorio, sostenute da una nuova imprenditorialità legata ai luoghi di origine nonché dal basso costo del lavoro nelle aree periferiche o marginali. Ciò non significa che le tendenze agglomerative siano esaurite o destinate all'annullamento: esse restano fondamentali nell'industria di base (per esempio, la siderurgia e la metalmeccanica o la raffineria e la petrolchimica), mentre, per il resto, si trasferiscono verso il terziario superiore, con la concentrazione dei servizi decisionali, gestionali e innovativi (ricerca), a vantaggio di sistemi produttivi sempre più integrati. L'agglomerazione, dunque, vede allentarsi nettamente i vincoli spaziali di contiguità, grazie anche alle tecnologie di trasmissione dell'informazione (reti telematiche e informatiche), che permettono di conservarne, e anzi valorizzarne, il significato funzionale e macroeconomico.

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