accidènte

Indice

Lessico

sm. [sec. XIII; latino accídens -entis].

1) Ciò che accade, evento, specialmente fortuito e imprevisto: per accidente, per caso.

2) Nel linguaggio corrente, colpo apoplettico. Per estensione, disgrazia, infortunio. Fig.: è un vero accidente, di persona troppo vivace o cocciuta.

3) Nel linguaggio filosofico, componente accessorio che non appartiene all'essenza di un soggetto.

4) Fig.: non capire, non fare un accidente, non capire, non fare nulla.

5) In grammatica, modificazione morfologica delle parti variabili del discorso.

6) Nell'ant. storiografia artistica, effetto particolare.

7) In medicina, evento patologico imprevisto che si manifesta in maniera acuta; accidente cerebrovascolare, sinonimo di ictus cerebrale.

Filosofia

In Aristotele (Metafisica, V, 1025 a. 14, 31) si distinguono due significati del termine: a) accidente è tutto ciò che è attribuito a qualcosa, non necessariamente né costantemente ma come determinazione che le viene dal caso; b) accidente è ciò che appartiene a qualcosa di per se stesso ma non è parte della sua essenza (come per un triangolo l'aver la somma degli angoli interni uguale a due retti). Porfirio trasformò questa distinzione contrapponendo accidenti separabili ad accidenti inseparabili: questi ultimi sarebbero caratteri costanti, ma sopprimibili senza che il soggetto cui appartengono sia a sua volta soppresso. Da questa concezione mosse probabilmente San Tommaso per affermare che nella definizione dell'accidente occorre sempre porre il soggetto cui esso appartiene (De ente et essentia, c. VII), avendone esso bisogno come della sua causa finale e agente (Summa Theologica, I, q. 77, a. 2, ad 1). A questa dottrina può essere avvicinata quella spinoziana dei “modi” intendendosi per questi le affezioni della sostanza, cioè quanto è in un'altra cosa, mediante la quale le affezioni sono concepite (Ethica, I, Def. V). Ne consegue però che gli accidenti vengono sempre più strettamente legati alla sostanza, di cui si pongono come manifestazioni. Hegel pone la sostanza come la totalità degli accidenti, nei quali essa si rivela come la loro assoluta negatività, cioè come assoluta potenza e a un tempo ricchezza di ogni contenuto (Enciclopedia delle scienze filosofiche). L'accidente passa così dall'originario significato di carattere non essenzialmente legato alla sostanza a quello opposto di manifestazione determinata, in unione con altri accidenti, esauriente della sostanza medesima. § Nella logica è detto sofisma dell'accidente quel sofisma nel quale si assume come essenziale ciò che è accidentale: “Carisco è diverso da Socrate; ma Socrate è uomo; quindi Carisco è diverso da uomo” (Aristotele, Elenchi sofistici, 5, 166 b. 30).

Musica

Gli accidenti sono segni di alterazione cromatica introdotti per modificare, innalzandolo o abbassandolo, il valore melodico di una o più note all'interno di una battuta, in contrasto con le indicazioni offerte dall'armatura di chiave. Gli accidenti sono: il diesis e il doppio diesis (♯ O), che innalzano la nota cui sono preposti, rispettivamente di uno o due semitoni; il bemolle e il doppio bemolle (♭ ♭♭), che l'abbassano di uno o due semitoni. Il bequadro e il doppio bequadro (♮ ♮♮) servono ad annullare, nell'ambito della stessa battuta, rispettivamente l'alterazione del diesis o del bemolle, del doppio diesis e del doppio bemolle.

Teologia

Nella teologia cattolica, sono chiamati accidenti eucaristici le qualità visibili, o apparenze, del pane e del vino, che permangono (pur senza inerire ad alcun soggetto sostanziale) negli elementi dell'Eucarestia anche dopo la loro consacrazione mediante la quale la sostanza del pane e del vino è mutata nella sostanza del Corpo e del Sangue di Cristo (Tommaso d'Aquino, Summa Theologica, I, q. 77, a. 2, ad 1).

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