VIA
sigla di Valutazione di Impatto Ambientale. La VIA è una procedura tecnico-amministrativa che ha lo scopo di fornire un giudizio sulla compatibilità ambientale di una data opera. In pratica si tratta di uno strumento di prevenzione e mitigazione degli effetti (o impatti) sull'ambiente dovuti all'intervento umano (per esempio, costruzione di un'autostrada). La VIA si effettua mediante uno studio interdisciplinare condotto da un gruppo di esperti e a cura di chi propone il progetto soggetto alla valutazione. Tale studio consiste in una dettagliata analisi dell'ambiente interessato nelle sue componenti biotiche e abiotiche, in una individuazione dei probabili effetti negativi e nella proposta di eventuali misure atte a mitigare i possibili danni all'ambiente. Una volta conclusa, la VIA deve essere sottoposta al giudizio di una commissione di esperti che, per conto dell'autorità competente (Stato, Regione ecc.), valutando anche altre analisi di tipo economico, può dare l'assenso all'inizio dei lavori, richiedere uno studio più approfondito o, al limite, bocciare il progetto. La VIA ha le sue origini nel 1969 negli Stati Uniti e rappresenta senz'altro una rivoluzione nel campo della politica ambientale, poiché si pone non più come controllo a posteriori del rispetto delle norme ambientali, ma come una vera e propria forma di prevenzione. Nel 1985 il Parlamento europeo ha approvato la direttiva CEE n. 337 del 27 giugno in materia di Impatto ambientale, che impone a tutti gli Stati aderenti l'applicazione della VIA quale strumento di controllo preventivo e globale degli effetti sull'ambiente delle grandi opere pubbliche e private. In Italia la direttiva fu recepita dalla legge 8 luglio 1986, n. 349, che obbliga l'amministrazione pubblica appaltatrice di opere di grande rilievo urbanistico a prendere in esame, fra le varie condizioni dell'esecuzione, l'impatto del progetto con il contesto ambientale; nel 1989 fu poi emanato il D. M. n. 377. Secondo tale decreto le opere per le quali la VIA è obbligatoria sono: impianti industriali (raffinerie di petrolio greggio, impianti di gassificazione e di liquefazione del carbone o scisti bituminose, acciaierie integrate di prima fusione della ghisa e dell'acciaio, impianti chimici integrati, impianti per l'estrazione, il trattamento e la trasformazione dell'amianto), centrali termiche e impianti per la produzione di energia elettrica, infrastrutture lineari di trasporto (autostrade, vie di rapida comunicazione, tronchi ferroviari per il traffico a grandi distanze), aeroporti, porti e vie navigabili, impianti tecnologici (impianti destinati esclusivamente allo stoccaggio definitivo o all'eliminazione dei residui radioattivi, impianti di eliminazione dei rifiuti tossici o nocivi mediante incenerimento, trattamento chimico o stoccaggio), impianti di regolazione delle acque (dighe e altri impianti destinati a trattenere, regolare o accumulare acqua in modo durevole di altezza superiore a 10 m o di capacità superiore ai 100.000 m3). In seguito sono state emanate ancora le leggi: la n. 9 del 9 gennaio 1991 e la n. 220 del 28 febbraio 1992, la n. 146 del 22 febbraio 1994, la direttiva CE 96/61, la DPR 12 aprile 1996, la direttiva CE 97/11, la n. 59 del 15 marzo 1997, la n. 112 del 31 marzo 1998; la n. 152 (Testo Unico sull'ambiente) del 3 aprile 2006, il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 7 marzo 2007, la n. 4 del 16 gennaio 2008. Il problema principale per la corretta attuazione della VIA consiste nel fatto che, per dare un giudizio di compatibilità ambientale, occorre valutare da un lato i vantaggi derivati dalla costruzione dell'opera in questione, che sono facilmente quantificabili, e dall'altro gli eventuali danni all'ambiente, che sono invece di difficile individuazione e ai quali è complicato assegnare un valore ponderale preciso e obiettivo. A questo scopo sono stati elaborati numerosi metodi che fanno ricorso a modelli matematici e a matrici d'interazione. Tuttavia, le ultime tendenze in materia di VIA sembrano essere orientate verso studi di tipo qualitativo, affidando il giudizio definitivo al buonsenso degli esperti più che a formule matematiche complesse.