Tamayo, Rufino

pittore messicano (Oaxaca ca. 1899-Città di Messico 1991). Da una pittura a piccole dimensioni, con una colorazione non insensibile all'influenza postimpressionista, Tamayo passò, alla fine degli anni Venti del secolo scorso, a un cromatismo più brillante (quello che poi sarà il “suo” colore) al servizio della tematica sociale. Nel 1933, con gli affreschi per il Conservatorio Nazionale di Città di Messico, Tamayo si cimentò nella pittura murale, accanto a D. A. Siqueiros, D. Rivera, J. C. Orozco, ma il suo stile, nel quale s'innestano elementi formali dell'arte precolombiana, contrasta con l'enfasi realista di quell'epica, ricercando e realizzando per altre vie, quelle delle poetiche europee (cubismo, espressionismo), il superamento dei caratteri di arte nazionale. Un soggiorno negli USA rinsaldò i suoi contatti con le correnti europee, che lo avvicinarono a P. Picasso (Donna con gabbia, Chicago, Art Institute) e al surrealismo, giungendo, dopo il 1950, al limite dell'astratto. Il decennio 1940-50 segnò la sua fama: nel 1943 l'artista eseguì gli affreschi per lo Smith College di Northampton (Massachusetts); nel 1950 trionfò alla Biennale di Venezia e iniziò le due famose decorazioni (Nascita dell'idea nazionale e Messico attuale) per il Palazzo delle Belle Arti di Città di Messico, terminate nel 1953. Successivamente realizzò le pitture per la Sala delle Conferenze nel Palazzo dell'UNESCO a Parigi.

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