Tòzzi, Federigo
scrittore italiano (Siena 1883-Roma 1920). Trascorse la giovinezza nel duro rapporto con il padre collerico e violento. Allontanatosi da casa, si impiegò nelle ferrovie: sbocco di questa esperienza sono i Ricordi di un impiegato (postumi, 1920). Si trasferì poi a Roma, dove collaborò alla Voce e fu redattore del Messaggero della domenica. Carattere costante della narrativa di Tozzi è l'aderenza alla propria vita vissuta. Nel romanzo Con gli occhi chiusi (1919) la tristezza dello scrittore s'infiltra nel tono allucinato del racconto e pervade lo stesso paesaggio senese. Il secondo romanzo, Il podere (1920), è la vicenda di un giovane nevrotico e ipersensibile, che soccombe nel tentativo di difendere il podere ereditato dal padre. Il terzo, Tre croci (1920), comunica il senso di un'umanità stravolta, accecata dall'odio, abbandonata in un'irrimediabile solitudine e si colloca tra le più alte espressioni del dramma decadentistico dell'incomunicabilità. Altre opere: Bestie (1917), Gli egoisti, i racconti raccolti in Giovani e L'amore (1920), il dramma L'incalco, le commedie tratte dal Boccaccio e dal Lasca, la raccolta di scritti critici Realtà di ieri e di oggi (postumo, 1928) e infine Novale (postumo, 1925).