Sucre (città della Bolivia)
Indicecapoluogo del dipartimento di Chuquisaca (Bolivia), 2790 m s.m., 265.336 ab. (2008).
Generalità
Situata nella parte centromeridionale del Paese, 400 km a SE di La Paz, sul Río Cochimayo e a 2790 m sulla Cordigliera Reale delle Ande. Capitale legale dello Stato e cuore simbolico del Paese, si presenta come un suggestivo ed elegante agglomerato di edifici bianchi, caratterizzati da uno stile architettonico prettamente coloniale. È sede della Corte Suprema della Bolivia e di numerose istituzioni culturali, tra cui l' Universidad Mayor, Real y Pontificia de San Francisco Xavier (1624), considerata la più antica dell'America Meridionale e vari istituti superiori e biblioteche (Biblioteca Nacional). Nel 1991 la città storica di Sucre è stata dichiarata dall'UNESCO patrimonio dell'umanità.
Storia
Antico insediamento indio, il suo primo nome fu Charcas o Chuquisaca, che in lingua quechua vuol dire "montagna d'argento". L'attuale città fu fondata nel 1538 da Pedro Anzúres, luogotenente di Pizarro che la chiamò Ciudad de la Plata. Nel 1839 le fu dato il nome di Sucre in onore del grande “maresciallo di Ayacucho”. Nei primi anni dell'indipendenza la città fu il teatro di turbinosi eventi. Tra questi si possono ricordare le dimissioni di Sucre dalla presidenza (1828), la presa del potere di Ballivián (1841) e il soffocamento della ribellione in favore di Velasco (1841), la lotta per il potere del generale Belzu (1848) e infine l'insurrezione capitanata da Reyes Cardona (1868). Più tardi la vita del Paese cominciò a gravitare di più sulla città di La Paz, che ne divenne l'effettiva capitale.
Arte
La città conserva ancora molti tipici aspetti coloniali, in particolare nella zona intorno alla centrale e pittoresca Plaza Mayor. Nelle costruzioni del periodo immediatamente successivo alla fondazione predomina lo stile , di cui sono esempio (benché deturpate da restauri) le chiese di San Lazaro (ca. 1540) e San Francisco (1581). Successivamente si diffuse un più solenne stile barocco coloniale, caratterizzato da chiese di tipo basilicale, come San Miguel (1612-20) e la cattedrale (1686-97). Notevoli anche i numerosi conventi presenti nella città, il cui aspetto esteriore rende giustizia dell'appellativo di Sucre come “la città bianca delle Americhe”, in particolare: il Convento de Santa Teresa e il Convento de San Felipe Neri, un tempo monastero − nelle cui catacombe si riunivano i prelati durante le sommosse, utilizzate anche dai guerriglieri durante le agitazioni politiche, per attraversare in segreto la città − e oggi scuola parrocchiale. Sucre ospita numerosi importanti musei, tra cui la Casa de la Liberdad (dove, il 6 agosto 1825, fu firmata la dichiarazione di indipendenza della Bolivia), il Museo Textil-Etnográfico, il Museo Charcas e il Museo de Santa Clara, dove sono conservate diverse opere dell'artista boliviano Melchor Pérez de Holguín e del suo maestro italiano Bernardo de Bitti.
Economia
Ubicata al capolinea della ferrovia proveniente da Potosí, è un attivo centro commerciale con industrie alimentari, meccaniche, petrolchimiche (oleodotto da Camiri), calzaturiere, del tabacco e del cemento.
Curiosità
La città ospita un Parco cretacico (Cal ork'o, a 5 km), edificato intorno a una parete di roccia di argilla che riporta oltre 6000 impronte appartenenti a circa 150 specie di dinosauri (ca. 65 milioni di anni fa). La parete, venuta alla luce in occasione di un disboscamento condotto nel 1994, ha riportato alla luce orme di quasi 80 cm.