Strati, Savèrio
scrittore italiano (Sant'Agata del Bianco, Reggio di Calabria, 1924-Scandicci, Firenze, 2014). Dopo gli studi all'Università di Messina, si spostò dapprima a Roma e poi a Firenze. Nel 1953 conobbe C. Alvaro. Nel 1958 si trasferì in Svizzera dove risiedette fino al 1964: qui ebbe modo di conoscere personalmente le condizioni di vita degli emigrati. Ritornato in Italia, si trasferì a Scandicci. La sua narrativa, che ha la matrice in un realismo a sfondo sociale, è incentrata sul mondo calabrese, sul dramma dell'emigrazione, sulla crisi e la distruzione della civiltà contadina. Tra le sue opere: La marchesina (1956), La teda (1957), Tibi e Tascia (1959), Mani vuote (1960), Avventure in città (1962), Il nodo (1965), Gente in viaggio (1966), Noi lazzaroni (1972), È il nostro turno (1975), Il selvaggio di Santa Venere (1977), Il diavolaro (1979), I cari parenti (1982), La conca degli aranci (1986), L'uomo in fondo al pozzo (1989). Custode attento delle tradizioni della sua terra, ha raccolto fiabe e leggende nei volumi I cento bambini, fiabe calabresi (1978) e Miti, racconti e leggende (1986). Tradusse inoltre in italiano le Fiabe calabresi e lucane (1982) e curò diversi volumi di narrativa per la scuola.