Sergeev-Censkij, Sergej Nikolaevič
narratore russo (Preobraženskoe, Tambov, 1875-Alušta, Crimea, 1958). Dopo un breve periodo in cui si dedicò all'insegnamento, viaggiò molto, specialmente in Asia; dal 1906 visse in Crimea dedicandosi alla letteratura. Protagonista delle sue opere giovanili è l'uomo debole, indifeso, che lotta inutilmente con le forze nemiche, col tempo, con l'indifferenza (La palude nel bosco, 1907; Tristezza dei campi, 1909). Con il vasto ciclo di romanzi sulla Russia contemporanea Trasfigurazione della Russia (1913-58), che comprende tra l'altro Valja (1923), I leoni e il sole (1930), Cercare, sempre cercare (1934), I cannoni avanzano (1943), I cannoni hanno preso la parola (1944), Lo sfondamento di Brusilov (1945), si affermò come uno dei più significativi esponenti del realismo critico. Tra i suoi esiti migliori si ricorda il romanzo Le calde giornate di Sebastopoli (1937-40), sulla guerra di Crimea del 1854-55, che gli valse il premio Stalin 1941.