Sarti, Giusèppe
compositore italiano (Faenza 1729-Berlino 1802). Studiò a Bologna con padre G. B. Martini; insegnò presso la compagnia Mingotti. Organista del duomo di Faenza (1748-50) e direttore del teatro locale, dove nel 1752 fece rappresentare con successo la sua prima opera, Pompeo in Armenia, divenne molto famoso con Il re pastore (Venezia, 1753) su libretto di P. Metastasio. Chiamato a Copenaghen nel 1753 da Federico V, fu prima direttore dell'Opera italiana, poi dell'orchestra di corte. Tornò in patria nel 1775 e assunse la direzione del Conservatorio dell'Ospedaletto di Venezia; passò quindi a Milano dove dal 1779 al 1784 fu maestro di cappella del duomo, ebbe come allievo L. C. Cherubini e compose alcune tra le sue opere più fortunate: Farnace e Le gelosie villane (1776), Achille in Sciro (1779), L'ambizione delusa (1779), Giulio Sabino (1781, di cui venne anche pubblicata la partitura), Fra i due litiganti il terzo gode (1782, dal dramma giocoso Le nozze di C. Goldoni). Nel 1784 accettò l'invito di Caterina II a dirigere la cappella imperiale e rimase alla corte di Pietroburgo per lunghi anni durante i quali compose lavori teatrali comici e seri, fra cui I finti eredi (1785), Armida e Rinaldo (1786) e Oleg (1790), e musica sacra (Te Deum, 1789). Dal 1793 diresse inoltre il Conservatorio di Pietroburgo. Morì durante il viaggio di ritorno in patria. Gli si deve anche un Trattato del basso generale.